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Corriere Della Sera

Il vino a Cibo a regola d’arte ... Ogni giorno, in una basilica di Roma, un parroco riporta in vita cento persone. Sposta le panche davanti all’altare, apparecchia i tavoli, fa accomodare pensionati e profughi. Non si limita alle pietanze; fa servire anche un bicchiere di vino. Don Pietro Sigurani, rettore di Sant’Eustachio, nel cuore della Roma dei palazzi politici, vuole che chi viene accolto non sia soltanto sazio. Vuole “sfamare il suo cuore”, facendolo sentire come in una casa, con il rito quotidiano di un calice a tavola. Questo piccolo grande gesto di don Pietro racconta il vino nella cultura e nella vita degli italiani più di mille guide e libri storici. Il vino è parte del nostro modo di nutrirsi, di stare in società. Segue i cambiamenti dello stile di vita, ma contiene elementi, arcaici e contemporanei allo stesso tempo, che alimentano il nostro legame con la terra. In ogni bicchiere di vino, meglio se onesto e non alterato da processi industriali che ne oscurano il carattere e ne distorcono i profumi, ci sono simboli e metafore, religione e letteratura. C’è la storia dell’umanità, dalla vigna piantata da Noè dopo il diluvio universale in poi. Esagerazioni? Non quando si ha la fortuna di incontrare il vino di produttori che si impegnano a trasferire con sincerità le caratteristiche delle loro terre nelle bottiglie, curando le vigne e occupandosi di far affinare il liquido in cantina, anche per molti anni. A volte questi vignaioli sono grandi vecchi: come Emidio Pepe, un signor contadino d’altri tempi, che si fa capire da tutti anche quando parla il suo dialetto abruzzese, capace con i suoi Montepulciano e Trebbiano di conquistare persino i trader di Wall Street, che l’hanno invitato alla Borsa di New York a presentare le sue bottiglie dopo 50 anni di attività. Altre volte questi produttori che vengono spesso da luoghi non centrali dell’economia italiana ma risultano conosciuti in tutto il mondo, sono giovani uomini e donne: come i cugini Lunelli, i trentini Alessandro, Camilla, Matteo e Marcello, al vertice delle Cantine Ferrari, l’azienda del Trentodoc che da decenni porta i suoi Metodo classico sulle tavole che contano. Con le famiglie Pepe e Lunelli e con gli altri produttori che arriveranno a Milano, “Cibo a regola d’arte” aiuterà a conoscere meglio questo mondo che unisce il vino bevuto in una basilica a quello servito nei ristoranti a tre stelle.

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