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Corriere Della Sera

“Il Vinitaly non basta erve una Biennale del vino a Milano” … Angelo Gaja e l’idea di una fiera solo business... Vinitaly? “Non basta. Serve una grande fiera del vino a Milano, una ogni due anni”. L’idea di Angelo Gaja, 77 anni, arriva alla vigilia di due grandi appuntamenti: quelli di Verona (dal 9 aprile) e di Düsseldorf, il ProWein (dal 19 marzo). Gaja è un solista, cancella certezze mentre sorride. “È il Mozart del vino, tutti gli altri sono Salieri”, ha scritto di lui l’enologo Giacomo Tachis. Ama sorprendere, come quando invocò il numero chiuso nelle Langhe per i turisti che non conoscono Beppe Fenoglio o quando chiese ai vignaioli siciliani di “lasciar perdere i fondi pubblici, scommettendo su se stessi”. E quasi una provocazione intellettuale anche il suo stand al Vinitaly: “Da molti anni - racconta - non porto il vino, offro bicchieri vuoti, Riedel. È un messaggio di sobrietà, un invito a non oltrepassare i limiti. Quando stappavo bottiglie si formavano code lunghissime, se provavo a far entrare nello stand un cliente importante, sorpassando gli appassionati, nella fila si scatenava il caos”. “Il Vinitaly è una fiera popolare, consolidata - spiega Gaja - ed è giusto che sia così. In questi anni Giovanni Mantovani, il direttore generale di VeronaFiere, ha fatto un ottimo lavoro, anche all’estero. Non ho nulla contro il Vinitaly. Ma abbiamo bisogno di un appuntamento dedicato ai professionisti del vino, senza l’assalto popolare come a Verona. Un appuntamento che ci metta al centro del mondo. Milano, con la sua vitalità, è la città giusta in questo momento. Non sto parlando di una alternativa al Vinitaly, ma di un nuovo traguardo per il vino italiano”. Le due fiere del vino hanno modelli diversi. Tre le giornate di affari al ProWein, ingresso riservato a circa 55 mila operatori del settore, 6.257 espositori da 59 Paesi: una fiera dei “poteri decisionali”, chi entra è, 6 volte su 10, un dirigente aziendale che decide se comprare o no il vino. Quattro giornate del Vinitaly 2016, gli espositori sono stati 4.100 da 30 Paesi, nella più vasta superficie al mondo nel settore, 100 mila metri quadrati, cancelli aperti anche agli appassionati, ma “visitatori generici in diminuzione e crescita di buyer e affari con 130 mila operatori, di cui 50 mila stranieri”. Tra Verona e Düsseldorf Gaja sceglie una Biennale del vino a Milano. Ne parla, rilassato, a pranzo, con la moglie Lucia. Branzino e Barbaresco (il suo). Sembra una coppia felice di italiani in gita, con visita alle palme davanti al Duomo (“mi piacciono, quella di Starbucks è stata un’idea astuta”). Pensa al futuro del vino a Milano, ma anche ai ricordi. Racconta se stesso bambino, quando si incamminava verso Alba ad acquistare la carne, che la madre riponeva in un infernotto, “perché non esisteva il frigo, quindi la carne diventava scura e bisognava aggiungere tanto limone per mandarla giù”. Ad Alba il padre di Fenoglio lavorava proprio in una macelleria. Lo scrittore preferito da Gaja invece era stato assunto dall’azienda vinicola albese Marengo, vermouth e spumanti. “Beppe? Di scarna parola e lunghi silenzi, non rari tra le genti langarole”, ha scritto Roberto Cerati, storico presidente dell’Einaudi. Il langarolo Gaja è tutt’altro che ombroso. Racconta il suo ultimo viaggio in Cile. Discute sul cambiamento del clima, sulle ricerche per le viti resistenti. Annuncia un nuovo investimento, l’acquisto di 35 ettari in Alta Langa, con un noccioleto e, fra qualche tempo, anche vigne per vini bianchi: “Ho pensato alla famiglia e ai prossimi decenni”, dice. Riflette sulla sua assenza dalla Rete: “La nostra azienda non ha un sito Internet, le figlie insistono, ma non sono convinto, anche dopo aver visto cosa pubblica il settore in Internet”. E fa il bilancio delle visite in cantina, a pagamento, al costo di 300 euro: “Un modo per selezionare gli appassionati ma anche per garantire a chi arriva la massima disponibilità. L’intero incasso è andato in beneficenza ad ospedali ed associazioni”. E poi torna sul sogno di una nuova fiera: una Biennale del vino a Milano.

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