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Corriere Della Sera

Il futuro è in tavola Scambi di idee e di competenze per battere la malnutrizione … L’appuntamento A Milano torna Tuttofood. Ieri un summit di 120 specialisti con sette tavoli ha affrontato o problemi legati al cibo. Per mantenere la promessa fatta da Expo. E andare oltre... I ricercatori apparecchiano i tavoli, dosando nel piatto le idee che l’onda lunga di Expo ha seminato sulla città. Inizia il
tetris delle sedie per far sedere i 120 invitati alle sette tavole rotonde che la Fondazione Feltrinelli ha organizzato per fare il tagliando alla Carta di Milano sui temi della nutrizione e della sostenibilità ambientale. Perché come dice Salvatore Veca, che di quella dichiarazione d’intenti è il coordinatore scientifico, “quello era un punto di partenza, oggi inizia il cammino vero attraverso il confronto dei diversi tipi di pratiche individuali”. Prendersi tre ore per trovare attraverso l’incontro delle proprie esperienze una ricetta da consegnare al futuro. Arrivano rappresentanti di imprese, piccole e grandi, fino alle multinazionali. Esponenti della ricerca tecnica o applicata, importanti pezzi di società civile. Ci sono giovani, ma anche capelli bianchi. C’è chi si è prenotato un posto al tavolo della Biodiversità, chi a quello dell’Innovazione. Chi è invitato a quello dello Spreco, chi a quello della Convivenza. C’è chi prima di trovare la propria sedia fa il giro dei tavoli, poi si presenta: come ai matrimoni. Ai lati della Fondazione, le vetrate si affacciano sul traffico della Milano “mai coi man in man”. Dentro si parla di cibo: non quello spettacolarizzato da impiattamenti in favore di telecamera. Ma di quella risorsa che nasconde un’infinità di altre storie. L’idea è di non fermarsi al concetto di cibo come bene comune, ma di andare oltre e trovare una soluzione condivisa. E vincere la sfida collettiva della povertà, con 200 milioni di persone che oggi si svegliano senza avere nulla da mangiare. Per questo Fondazione Feltrinelli pubblicherà i report dei tavoli. E soprattutto, come ha promesso il sindaco di Milano Beppe Sala, questo sarà un laboratorio da cui ripartire fra un anno nella prossima edizione della neonata Food Week. Ogni tavola rotonda ha la sua scaletta: il ricercatore di turno detta tempi e temi per ottimizzare i minuti. “Abbiamo voluto creare la massima entropia ai tavoli, per contenuti, ma anche per età, per garantire anche una sostenibilità generazionale. Avere aperto una discussione a cui partecipa un po’ di tutto e differenziare le eccellenze è la sola chiave per centrare l’obiettivo finale” racconta Luca Tricarico, ricercatore del Politecnico di Milano. Dopo un paio di giri di idee, si arriva al momento di sintesi, con l’analisi delle migliori pratiche. “E futuro passa dall’incrocio tra diverse competenze e questa è una grande occasione per fondere conoscenze e iniziare a comporre un nuovo mosaico. Per mantenere le promesse fatte durante Expo” spiega Massimiliano Tarantino, segretario generale della Fondazione Feltrinelli, prima di dare il via libera alla discussione. Il problema pratico può essere quello del volume. Ognuno degli ospiti interviene a intervalli regolari, non tutti hanno voci da tenori. Anche per non disturbare il dibattito della sedia accanto. Si parte sottovoce, si finisce in un crescendo figlio dell’orgoglio e della consapevolezza con cui ognuno condivide la sua storia. Si inizia parlando al singolare, si finisce al plurale. C’è un concetto però che si eleva come comune denominatore dal brusio di chiacchiere della sala: non si può più accettare che malnutrizione e spreco alimentare contraddistinguano la nostra mappa sociale. Per qualcuno, il parallelo con la Leopolda renziana viene quasi naturale, se non altro per l’architettura e la dinamica del pomeriggio. Ma non c’è tanta politica: difficile che si punti il dito contro qualcuno. Meglio alzare lo sguardo, a costo di sembrare visionari, per guardare lontano. E alzarsi da tavola con la mente piena, consapevoli di aver raggiunto un punto d’incontro. C’è da aggiustare un sistema alimentare con ancora troppe falle. Un futuro diverso è possibile: basta intanto cambiare la dieta collettiva per il benessere di domani.

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