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Corriere Della Sera

Padre Antonio e la vigna da cui nasce il vino “di clausura” … A Venezia, in un convento francescano, si coltivano le uve per l’Harmonia Mundi ... Padre Antonio apre la porta di legno antico con la scritta clausura. Saio, sandali e occhiali scuri, è un francescano che prega e zappa. Fuori dal chiostro ferve la Biennale dell’arte, un labirinto estetico di installazioni e feste, si passa dalla tenda degli sciamani con riti salvifici del brasiliano Ernesto Neto (quello assoldato da Ornellaia) allo champagne dei party da Arnaud, patron di Don Perignon. Domani apriranno i padiglioni, anche quello dionisiaco. Se ogni gesto dei 120 protagonisti si trasforma in arte, forse anche padre Antonio merita uno spazio alla Biennale. È il custode della vigna segreta di Venezia, Refosco e Teroldego in clausura, 920 piante, 1.800 metri quadrati usati per finanziare quello che la Biennale invoca e che qui si realizza, il convivio globale in cui si intrecciano saperi e religioni. Il vino si chiama Harmonia Mundi. Lo amalgama e lo affina in Valpolicella Celestino Gaspari, roccioso ideatore dell’Amarone di Zymé. Solo mille bottiglie, 20 euro l’una. L’incasso mantiene in vita l’Istituto di studi ecumenici della facoltà di Teologia che ha sede nel convento, un centro che ospita prof cattolici, ortodossi e protestanti e studenti di ogni fede, anche musulmani, e li riunisce ogni giorno nella mensa in cui i sette francescani, eredi dei 150 degli anni serenissimi servono piselli, carciofi e frittate con erbe lagunari che loro stessi coltivano e raccolgono. Tesori del gusto accanto a tesori della cultura, come la prima copia stampata del Corano, sopravvissuta a roghi e sospetti di blasfemia, ora sorvegliata a vista. Siamo a San Francesco della Vigna, a poche centinaia di metri dai Giardini della Biennale, attorno a questa chiesa si produceva vino già nel 1.200. “Il doge donò il terreno ai frati - racconta padre Antonio -. Lo si è sempre fatto, anche dopo che Napoleone soppresse il convento trasformandolo in caserma”. La porta della clausura si spalanca su un enorme glicine, un’onda di luce e profumi. La vigna del Teroldego e quella del Refosco dal peduncolo rosso (piantata da poco) sono avvolte dal silenzio, attorniate da alberelli che offrono ciliegie e mele, accanto al pozzo timo e liquirizia. “Fino a quattro anni fa - riprende padre Antonio - il vino finiva solo sulla nostra tavola. Se ne occupava un signore, con poca accuratezza. Lo capivo, vengo dalla campagna trevigiana. Un’associazione si era offerta di occuparsene, ma non volevamo un estraneo in casa. Poi è arrivato un gruppo di visitatori della Valpolicella. Ci hanno spiegato che questa terra si poteva usare per pagare le borse di studio o per acquistare i libri e le riviste di studi teologici da tutto il mondo. Abbiamo studiato il terreno e abbiamo scelto un vitigno friulano e uno trentino perché resistono bene a caldo e siccità, qui l’uva autoctona non esiste, anche la Malvasia veniva dalla Grecia. Coltiviamo bio, concimiamo con ramaglie macinate e avanzi di cucina. Portiamo le uve a Celestino, lui le lavora e ci consegna il vino. È nata una amicizia, con il gruppo della Valpolicella abbiamo fondato un sodalizio che si occupa di Harmonia Mundi. Com’è il vino? Molto buono, da grigliate di carne. È il frutto del nostro ora et labora, tutti i confratelli portano nella comunità il loro talento, che non va mai nascosto. Uno mi ha appena insegnato come si costruisce un impianto di telefonia. Fantastico”. Arriva il padre guardiano, un ragazzo in jeans e camicia. Alle 12.40 scocca l’ora della mensa. Padre Antonio assapora la pausa che sospende le mille cose da sbrigare. Si definisce “un cane con tre padroni”, perché è barcaiolo, contadino - giardiniere e catechista scout. Prima di richiudere la porta della clausura dona il libro con la storia della chiesa: racconta che nel 1535 frate Francesco, alleandosi con Tiziano, riuscì a far cambiare al Sansovino il progetto di San Francesco della Vigna, imponendo regole della cabala e calcoli alchemici per raggiungere nella chiesa l’Harmonia Mundi. Che ora si ritrova nel Teroldego della vigna segreta.

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