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Corriere Della Sera

Giacomo, lo stacanovista di Montalcino … Così nasce il Brunello super premiato … “Vivo accanto alle botti, rifiuto le vacanze”. E ora apre il relais Casanova di Neri... Prendete uno stacanovista di 52 anni che lavora 365 giorni l’anno. Guardatelo lavorare in una cantina super premiata da 200 mila bottiglie l’anno. E ora attraversate i 65 ettari di vigne, con all’orizzonte il monte Amiata e la Torre del Mangia di Siena. Eccovi Casanova di Neri, a Montalcino. Quella di Giacomo Neri (e dei figli Giovanni e Gianlorenzo) è il modello delle aziende modello, l’esempio di come sia riuscito un paese di 6.000 abitanti, solo 19 per ognuno dei 310 chilometri quadrati, a diventare in un paio di generazioni una capitale mondiale del vino. La storia dei Neri racconta la trasformazione. Lavoro, lavoro, lavoro, ma senza l’ossessione del denaro. Tre ore di conversazione e mai un accenno ai soldi: solo minuziose ricostruzioni di come nascono i suoi Brunello. “La differenza tra un buon vino e un grande vino è minuscola - assicura Giacomo. Io mi dedico a quel piccolo passo in più. Seguo il vino momento per momento, 24 ore al giorno. Abito sopra la cantina. Vacanze? No, soffro troppo. L’anno scorso ho trascorso una notte al mare, qui in Toscana. Non ho quasi dormito. Pensavo: e se piove? E se domani il sole sarà troppo forte? Lo so, sono malato di Brunellite”. Le vigne hanno “7 grappoli (quindi una bottiglia) per pianta. I chicchi migliori vengono scelti da un sistema elettronico. Ventiquattro tini aperti in acciaio, 10 in legno. Un continuo lavoro di movimento dell’uva, osservando e assaggiando per settimane. Sto attento ai colori, ai profumi, a come evolvono i tannini, non devono essere verdi, amari, secchi. Cerco l’eleganza del Sangiovese”. Il liquido finisce, solo per forza di gravità (“Così non stressiamo il vino”), nelle due bottaie ai piani inferiori, sui muri tracce dei Dna del Brunello. “Assaggiamo continuamente, anche da 50 botti alla volta prima di colazione, io, Giovanni e un altro ragazzo: dopo averlo assunto ho scoperto che il bisnonno lavorò per mio nonno”. Al piano terra, la sala degustazione che sembra unirsi alle colline è piena di premi. “Non so quante aziende al mondo se ne possano fregiare”, dice Neri osservando gli attestati di Robert Parker (100/100 al Tenuta Nuova 2010), James Suckling (100/100 al Cerretalto 2010), e dei critici di Wine Spectator (Tenuta Nuova 2001, miglior vino del mondo). Tocca a Gianlorenzo raccontare i vini, sotto gli occhi compiaciuti dei genitori. Il Rosso di Montalcino 2014, “annata impegnativa, profumi di viola e ciliegia”. Il Brunello Etichetta Bianca 2012: “dai vigneti del nonno, il debutto nel 1978”, colore brillante, fruttato e carnoso. Il Brunello Tenuta Nuova 2012: “Eucalipto e mandarino, viene da una enclave climatica, terra sassosa, piena di luce”, setoso e mediterraneo (“Lì fino a 35 anni fa pascolavano le pecore - ricorda Giacomo - portai mia madre a vedere la zona e mi diede del matto, non voleva che comprassi. Ma ora ho 50 mila bottiglie che mi danno ragione”). Infine il Cerretalto, Brunello che si affina 60 mesi. “Prima annata 1981, fresco e dalla potenza controllata”. Infine il Pietradonice 2010, un Cabernet Sauvignon di solido equilibrio. L’85% delle bottiglie va all’estero, in 50 Paesi. Poi Giacomo indica un punto lontano con il dito. “Su quella collina tra qualche giorno aprirà il nostro relais, 10 suites e camere, una piscina e una spa ricavate in un casale e in fienile”. Quest’anno ho un motivo in più per non andare in vacanza”, si rallegra lo stacanovista Giacomo.

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