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Corriere Della Sera

“Esselunga non è in vendita” Lo stop di Giuliana e Marina ... Malgara: ma l’offerta del fondo cinese Yida merita attenzione... “L’azienda non è in vendita”. Due righe secche inviate a oltre 500 dipendenti, tra manager e quadri, per confermare la stabilità del quadro azionario di Esselunga dopo l’offerta da 7,3 miliardi inoltrata dal fondo cinese Yida. Le hanno scritte ieri Giuliana Albera e la figlia Marina Caprotti mettendo nero su bianco che il loro 70% del capitale non sarà ceduto, inviando così un messaggio che vuole essere rassicurante ai 23 mila dipendenti e alle loro famiglie. Una dichiarazione che assume ancora più valore perché, secondo quanto anticipato da l’Economia del Corriere della Sera, Marina è stata appena nominata vice presidente di Esselunga e Giuliana presidente onorario salite così al vertice del gruppo dei supermercati fondato da Bernardo Caprotti. Il quadro resta quindi quello della continuità. Almeno per adesso i pretendenti restano in panchina. Si lavora piuttosto per giungere a un accordo di soddisfazione economica con fratelli Violetta e Giuseppe Caprotti, azionisti con il 30%, anche per evitare strascichi legali per l’eventuale lesione della legittima ereditaria. È alle viste un passaggio in quella direzione. A breve dovrebbe essere formalizzato il finanziamento organizzato da Citi e destinato a Esselunga, utile a recuperare risorse per superare l’impasse tra i due rami familiari. È quindi un no definitivo alla Yida di Pechino? “È una manifestazione di interesse che merita di essere valutata con attenzione dalla famiglia Caprotti perché consentirebbe a Esselunga di volare sui mercati internazionali”, spiega Giulio Malgara, 50 anni trascorsi nel settore alimentare, che ha individuato l’imprenditore cinese Yida Zhang e il suo fondo da 25 miliardi di dollari impegnati da imprenditori e protagonisti della finanza di Pechino, tutti legati al governo cinese. Lo ha trovato attraverso il figlio Mattia, consulente dal Kuwait per le aziende italiane che vogliono sbarcare negli Emirati, e grazie alla sponda di Luigi Martini, ex pilota Alitalia, poi presidente dell’Enav, con un passato lontano di calciatore nella Lazio, ora consulente e molto amico di Yida. “L’ho incontrato a Milano in aprile e l’ho portato a visitare gli store Esselunga. È un uomo di poche parole ma è rimasto affascinato. Ha subito pensato di esportare i negozi in Cina e nel Sudest asiatico per farne una vetrina dell’alimentare made in Italy, veicolando anche il settore agroalimentare nazionale. Esselunga produce il 10% dei prodotti che vende. Potrebbero arrivare sugli scaffali con il marchio Esselunga tradotto in cinese. Ci sono 300 milioni di ricchi in quel Paese, abituati al food e ai vini italiani. Penso che l’offerta di un concorrente estero confinerebbe Esselunga in Italia che ha invece bisogno di crescere sui mercati. Esselunga è troppo grande e bella per stare in un mercato così piccolo”. L’offerta di Yida, 51 anni e investimenti che vanno dalle miniere d’oro, ai cavalli, centri di golf e polo, al progetto di smart city ad Antigua, è generosa. “È stata calcolata applicando un multiplo di undici volte l’ebitda di 660 milioni. È a premio su concorrenti come Tesco perché ha redditività e produttività eccellenti. Yida sa che vale molto. Dopo l’invio dell’offerta a tutta la famiglia ho parlato con Giuliana Albera, la conosco da 57 anni”. Che cosa le ha detto? “Lo sai che la nostra posizione è che l’azienda non si vende”. Ma io le ho ribadito che se la famiglia accetta questa operazione si fa”.

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