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Corriere Della Sera

I primi 40 anni di Fausto. L’inventore del Torcolato che fa correre il Nordest … La saga dei Maculan e il successo della Doc di Breganze. Il passito “irresistibile” diventa un simbolo della ripresa... Per capire come si è trasformato il Nordest bisogna stappare una bottiglia di Torcolato, il vino inventato da Fausto Maculan. Siamo a Breganze, nella provincia vicentina di Luigi Meneghello (“Libera nos a Malo”) dove “bevevano tutti, anche le donne, la questione del perché non si poneva”. L’ex terra degli schei dove cadono le banche locali, chiudono i capannoni (12 mila) ma l’agricoltura corre (+4,5% nel Veneto). Merito dei maxi distretti del vino, Prosecco e Valpolicella, ma anche dei mini, come Breganze, con una nuova generazione di produttori. E la storia della famiglia Maculan, arrivata alla quarantesima vendemmia. La festeggia con XL (Cabernet Sauvignon 2013, solo 300 magnum). E pensa alla cinquantesima, piantando Merlot Khorus e Sauvignon Rytos, resistenti alle malattie. Fausto Maculan è un ghiottone errante di 67 anni. In bilico tra euforia e noia, allenta la tensione cucinando o sparando. Accanto all’ufficio ci sono una cucina e un poligono per il fucile ad aria compressa. Una settimana “selvaggia” su un gommone, tra le rapide dell’Arizona, è la sua vacanza ideale. Ha due figlie, Angela e Maria Vittoria, laureate in Scienze agrarie, a cui ha ufficialmente passato il testimone. Ma come un grande attore, è sempre lui il protagonista. Vende il 35% all’estero, in 42 Paesi. Fattura più di 3 milioni. Una carriera sempre al posto giusto nel momento giusto. Potevi incontrarlo di notte nell’estate pop di Jesolo, a magnificare il suo vino all’enoteca La Caneva, oppure al varo dello yacht del principe Ranieri di Monaco, con 120 bottiglie in cambio di un invito. “Nasco da una famiglia di commercianti di vino”, racconta. “Vendevamo ai negozi di alimentari della provincia. Ero sveglio, a 13 anni già in giro per clienti. Studio in collegio, poi all’Enologica di Conegliano. Quando torno dico: voglio un vino vero, col tappo di sughero. Faccio licenziare l’enologo che sostiene che sono matto. Nel 1973 la prima vendemmia. Non riesco a vendere. Il primo Vinitaly, nel 1975, si chiude con soli tre ordini. Non è colpa dell’etichetta brutta, e neppure della pubblicità casalinga, col copriletto come sfondo”. Maculan capisce che deve imparare di più, assaggiare e carpire segreti. “Volo a Bordeaux, nello Champagne, in Alsazia. Vendo vini a San Francisco ed esploro le cantine della Napa Valley. Quando torno a Breganze dico la stessa frase di Gino Banali: qui è tutto da rifare. Compro i primi trattori scavalcanti, per potare e spargere i trattamenti dall’alto. Pianto diecimila ceppi per ettaro, spingo sulla maturazione delle uve”. Ondate di ricordi. “Conosco Veronelli e tutto cambia. Ne sento parlare per la prima volta da Franco Tommaso Marchi, segretario dell’Ais dal 1979. Gli racconto la mia storia, diventiamo amici, mi metto sulla sua scia”. Il primo successo arriva col Torcolato, alla fine degli anni Settanta. Burt Anderson, uno dei più famosi critici al mondo, lo consacra: “Fausto ha messo Breganze nella mappa degli amanti del vino”. E ora Monica Larner, di Wine Advocate, definisce il Torcolato “irresistibile” (e scrive che l’altro cavallo di battaglia dei Maculan, il Fratta, blend di Merlot e Cabernet Sauvignon, è “un classico senza tempo, un’icona del vino italiano”). Il Torcolato è un passito: uve Vespaiola, profumi di miele e cannella. Incredibile longevità. La 1978, seconda annata prodotta, è ancora vitale. Lo si faceva già all’inizio del Novecento. Maculan cambia formula, via la pesantezza liquorosa. Il Torcolato diventa vino da meditazione. Molti produttori seguono Fausto, la Doc Breganze decolla. Il Sauternes alla vicentina funziona, resiste alla crisi, il colore ambrato si staglia sul grigio dei capannoni chiusi. Alimenta la corsa della nuova locomotiva del Nordest che beve meno ma meglio, rispetto agli anni di Meneghello. In uno dei vagoni della locomotiva c’è la famiglia Maculan. Con due giovani donne accanto al padre.

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