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Corriere Della Sera

Nella villa sotto il Vulcano e il vino che nasce dalla sabbia … La viticoltrice Paola Lantieri: qui il vero volto dell’isola, oltre il turismo... I suoi colori sono il giallo, il rosso e il blu. Un miscuglio di zolfo, ossidi ferrosi e mare, tra cespugli bianchi e rosa di oleandri in fiore e freschi boschi di eucalipti. Ma il colore di Vulcano, delle isole Eolie la più vicina a Milazzo, è anche il nero. Quello incandescente e diamantato della sabbia vulcanica, che nutre senz’acqua malvasie profumate e gerani selvatici e crea spiagge affollate come Baia Negra, nel Porto di Ponente, o molto esclusive, come l’Asino Beach nell’incantevole baia di Gelso. Proprio a Gelso, più precisamente a Punta dell’Ufala, cosiddetta per la tipica patella “con ombelico” che ne popola il mare, c’è la casa di Paola Lantieri. La “casa dei gerani rosa”, così la chiamavano i vulcanari prima che questa volitiva e magmatica donna palermitana comprasse, nel 1994, un rudere di metà Ottocento e ne iniziasse il restauro, finito nel 2001, rispettandone l’architettura originale con il portico in stile eoliano, con le tipiche pulere bianche e le basole rosa che incorniciano la splendida vista sull’antico faro di Gelso e sull’Etna. “Sono arrivata a Vulcano la prima volta da sola, su una vecchia R4, e sono stata travolta dal boato del silenzio al tramonto” racconta Paola, con la sua abbronzatura normanna baciata dal sole dell’isola e della campagna. “Erano gli anni 70, mi sono avventurata in cerca di spiagge alternative a quelle prese d’assalto e mi sono ritrovata qui. Quel rudere rosa mi è apparso dal nulla e mi ha conquistata subito, quando vent’anni dopo mi dissero che era in vendita fu come coronare un amore sognato a lungo, anche se per molti era una follia comprare una casa alle Eolie lontano dal mare. Ma le isole sono così, o ti prendono o non le amerai mai. E oggi è questa la mia casa”. Lei e la sua villa, insieme, rappresentano molto l’essenza e la storia dell’isola. Ed entrambe si stanno concedendo una nuova vita nel segno della viticoltura e del vino. Vulcano si è lasciata alle spalle la vita più mondana. Paola, invece, la professione di medico, prima, e quella di manager di una catena di supermercati di famiglia, poi. E oggi, a 65 anni, reimpiantati a vigneto i sette ettari di terreno acquistati con la casa, la Lantieri produce una delle migliori Malvasie delle Lipari doc, con coltivazione in biodinamica. Da sola, con tutte le difficoltà che comporta lo stare in un’isola nell’isola. Contando solo sul contadino Riccardo e sul supporto tecnico dell’agronomo Alessandro Accardi e dell’enologo Vincenzo Angileri. Oltre che di alcuni amici dei suoi due figli, giunti in soccorso a Ferragosto per affrontare il giorno di vendemmia in cambio di una buona pasta al forno. Tra fichi, rosmarino, capperi e fichi d’india, un tappeto di viti circonda la casa di Paola, tuffandosi a perdita d’occhio nel mare e affondando le radici proprio in quella sabbia vulcanica apparentemente arida e invece così ricca, che il vento attacca agli acini conferendo al vino una rudezza e un sentore sulfureo riconoscibili. “Sono fiera di avere rilanciato la viticoltura sull’isola. Mi dispiaceva molto che quella che avevo conosciuto negli anni 70 come un’isola agricola e ben coltivata, nel tempo avesse perduto questa sua identità diventando solo meta turistica per il mare, i fanghi termali e il Grande Cratere” ci confida Paola, che vive a Vulcano sei mesi l’anno per seguire la produzione del suo vino, insieme al fedele cane Teddy. “Dopo di me tante altre piccole aziende, tra capperi, vini e prodotti locali, si sono messe in moto e hanno ridato all’isola quella sua identità produttiva così preziosa”. Con un soffio di rinnovamento sotto l’egida di Eolo, dio dei venti che dà il nome all’arcipelago, e di Efesto, dio del fuoco che secondo Tucidide aveva proprio nell’antica Filerà, ovvero a Vulcano, la sua fucina. Che ancora oggi cova le fiamme di una passione potente per un’isola dal fascino ammaliante e inatteso.

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