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Corriere Della Sera

Pasta, gas, spumante. Mille aziende in fuga dal destino incerto della Catalogna … Marchi storici e banche traslocano in altre regioni... La grande fuga è iniziata il 2 ottobre, ventiquattr’ore dopo che fra cariche di polizia, scontri e feriti, si è celebrato il referendum sull’indipendenza (cassato dalla Corte Costituzionale), con la vittoria dei “sì” alla nascita di una Repubblica indipendente di Catalogna. Tra le prime aziende a trasferire la propria sede legale in altre regioni della Spagna, ci sono stati i due colossi bancari locali, la Caixa (a Valencia) e Banco Sabadell (ad Alicante). Che, con l’azienda energetica Gas Natural Fenosa (ora installata a Madrid), riuniscono in Borsa un capitale di quasi 52 miliardi di euro. L’esempio è stato seguito in breve tempo da Abertis, Colonial e Cellnex, con biglietto di sola andata per la capitale. Ieri lo stesso premier spagnolo, Mariano Rajoy, ha invitato gli imprenditori a fermarsi e i risparmiatori a non ritirare i loro depositi, “perché tutto andrà a posto”. Era iniziato come uno stillicidio, ma il “si salvi chi può” si è presto trasformato in un’emorragia che ha fatto registrare il 20 ottobre, con la scadenza dell’ultimatum posto dal premier Mariano Rajoy al presidente della Generalitat, Carles Puigdemont, per “rientrare nella legalità costituzionale”, l’esodo di 268 imprese in una sola giornata. Il contatore gira ancora a velocità impressionante: sono già più di 1.200 le società che hanno preferito mettersi al sicuro dai tempi molto incerti della regione (finora) più ricca di Spagna, e tra loro figurano antichi marchi dell’imprenditoria catalana, come Codorniu, cinquecentenaria produttrice di spumante, ora in esilio ad Haro, nella comunità settentrionale de La Rioja. Si è rifugiato a Madrid, invece, un gigante dell’editoria, il gruppo Pianeta, poche ore dopo che Puidgemont annunciasse l’indipendenza e la sospendesse temporaneamente. Ha fatto bagaglio il pastificio “Gallo”, che quattro giorni fa ha lasciato dopo 71 anni Barcellona per Cordoba, in Andalusia, vicino alla sua fabbrica più grande. A Bilbao è riparata la compagnia di assicurazioni Axa, e a Malaga, il birrificio San Miguel. La Generalitat ha accusato Madrid di esercitare pressioni sugli imprenditori perché abbandonino la Catalogna. Ed è vero che all’inizio il governo ha tempestivamente istruito misure ad hoc per facilitare il trasferimento delle aziende che lo desiderassero. Oriol Junqueras, il ministro (forse ancora per pochi giorni) dell’Economia catalana ha avvertito che un tracollo economico della Catalogna si ripercuoterebbe inevitabilmente sul bilancio nazionale. Dalla capitale si evidenzia come ben sei delle sette compagnie catalane dell’Ibex 35 abbiano preferito trasferirsi, almeno legalmente, altrove. La settima, quella che ancora resiste la società farmaceutica Grifols. Tra quanti esitano, c’è la Seat che ha sospeso la presentazione del suo nuovo modello di fuoristrada e ha rivelato al quotidiano El Mundo di avere ricevuto pressioni politiche per trasferire la sede da Barcellona a Madrid, ma di volersi mantenere il più possibile fuori dalla contesa tra indipendentisti e unionisti. Il consiglio di amministrazione sta ancora valutando i rischi legati alla situazione e l’andamento delle vendite, anche se dalla Volkswagen, il gruppo tedesco di appartenenza, è arrivato il via libera al trasloco che, trattandosi di una fabbrica di 400 ettari, non è poi così agevole.

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