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Corriere Della Sera

Crescere con un brindisi, il prosecco va all’estero … Le esportazioni trascinano le vendite, attese quest’anno in aumento dell’otto per cento. E la prossima vendemmia sarà più verde: basta Glifosate, Folpet e Mancozeb... Non è semplicemente uno dei testimoniai più affermati del vino made in Italy. Il Prosecco è ormai diventato un modello di crescita per le bollicine italiane. Una progressione a doppia cifra che potrebbe avere un lieve rallentamento quest’anno a causa di una vendemmia problematica per motivi climatici. “In realtà la produzione di Prosecco Doc ottenuta della vendemmia 2017 si dovrebbe attestare sui volumi dello scorso anno precisa il presidente del Consorzio Prosecco Doc, Stefano Zanette. L’annata al suo debutto ha suscitato non poche incognite per i viticoltori ma adesso si presenta ottimale sul fronte delle condizioni sanitarie del vigneto. Questo dovrebbe garantire, dal punto di vista della quantità, una produzione in linea con la domanda. Perché comunque, anche quest’anno, le vendite cresceranno dell’8 o del 9%”. L’export
Anche dal punto di vista dell’export il primo quadrimestre ha evidenziato un incremento complessivo della denominazione pari al 6,9%. In particolare aumenta è la versione spumante a
trainare la crescita a fronte di un calo della tipologia di vino frizzante. “I mercati stranieri - continua Zanette restano una voce primaria per il nostro business: Regno Unito e Usa i due paesi più importanti che però stanno vivendo, per motivi diversi, una fase di fibrillazione ed è per questo che servirà particolare attenzione e cura nella gestione dell’export”. Il punto debole più evidente del Prosecco resta però l’eccessiva frammentazione di territori e disciplinari che ha portato alla creazione di tre consorzi: quello del prosecco Doc, quello dell’Asolo Docg e quello di Valdobbiadene Docg. Una divisione che rende di Isidoro Trovato complessa la comprensione delle differenze soprattutto sui mercati internazionali, quelli che fanno fatica a distinguere tra gli autoctoni italiani, figurarsi all’interno della stessa area geografica e di una stessa famiglia vinicola. “Effettivamente questo per noi costituisce un problema - ammette Zanette - ma sul fronte della
gestione della denominazionei recentemente abbiamo raggiunto un’intesa per la filiera che mira a migliorare la conoscenza e la trasparenza delle produzioni e del mercato, anche mediante studi sul potenziale di produzione e attraverso la rilevazione dei prezzi pubblici di mercato. Esiste un “sistema Prosecco” che è una società che comprende i tre consorzi e che è nata nazionale e internazionale del Prosecco che è uno dei brand più copiati nel mondo del vino. Siamo una delle denominazioni più minate dalle contraffazioni, oltre 50o finora quelle nelle quali ci siamo imbattuti nel corso delle azioni di controllo effettuate direttamente o tramite gli organi preposti con i quali
collaboriamo in stretta sinergia, in particolare l’Ispettorato centrale repressione frodi, Europol, Interpol, Agenzia delle Dogane e Carabinieri. Anche per questo i tre consorzi pianificano insieme delle campagne di promozione e comunicazione ma forse a questo punto serve di più. Il termine Prosecco non indica una bollicina qualsiasi, ma corrisponde a un territorio d’origine ben preciso”. Il territorio. Altro territorio d’incontro potrebbe essere quello della difesa del territorio e della svolta biologica. “Abbiamo lavorato molto sulla tutela del territorio che si traduce in sostenibilità ambientale e paesaggistica - conclude Zanette - temi che ci vedono protagonisti: per primi abbiamo inserito nel disciplinare di produzione indicazioni ben precise nella riduzione dei fitofarmaci e del glifosate, ma abbiamo anche introdotto le siepi nelle vigne con l’obiettivo di lasciare a chi verrà dopo di noi, un paesaggio migliorato anche sul fronte della bellezza. Inoltre l’assemblea dei soci ha deciso di votare a favore dell’eliminazione di Glifosate, Mancozeb e Folpet a partire dalla campagna viticola 2018 con un provvedimento senza precedenti che diventerà obbligatorio, per tutti i produttori che vogliano vedersi garantita la possibilità di produrre Prosecco Doc. Con queste scelte introdotte nel disciplinare del prosecco Doc abbiamo piantato il primo chiodo e da qui non si torna indietro, ma la vetta è ambiziosa, il percorso verso la sostenibilità totale è ancora lungo”.

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