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Corriere Economia

Il principe dei vini non sente la crisi i Brunello di Montalcino va in controtendenza e aumenta il giro d’affari dei 15 per cento ... Il Brunello non resta sugli scaffali. Anche in un 2011 difficile per i consumi che ha visto una flessione nel comparto enologico italiano, il grande vino toscano ha fatto registrare ottime perfomance. L’area di Montalcino ha realizzato per il 2011 un giro d’affari complessivo di circa 160 milioni di euro per le aziende produttrici, con 27 milioni di indotto per gli esercizi, con un incremento superiore al 10% rispetto all’anno precedente. Molto significativi anche i risultati del Rosso che mette in evidenza la forza di un territorio che ha dimostrato capacità di autocontrollo e che è riuscito in tal modo a innescare nuovamente un ciclo economico positivo (aumento delle bottiglie immesse in commercio con una tendenza positiva dei prezzi). Con i suoi 9 milioni di bottiglie e più dliii milioni di fatturato il Brunello continua a rappresentare la locomotiva del territorio e del comparto, il tutto grazie anche all’apprezzamento molto alto che continua ad avere all’estero. L’export infatti copre circa il 65% della produzione anche in una fase complessa come quella attuale. “L’anno scorso hanno ripreso a correre i mercati tradizionali - spiega Ezio Rivella, presidente del Consorzio di Montalcino - gli Usa, la Germania, la Svizzera. Sono tornati i loro acquisti permettendoci un più 15 per cento rispetto al 2010. Il fatto che anche altri grandi rossi come Barolo o Amarone abbiano fatto segnare ottimi risultati, conferma che il mercato internazionale premia l’alta gamma. Ed è proprio su quel segmento che si stanno concentrando gli sforzi del consorzio, per restituire all’antico splendore anche un altro vino di grandi potenzialità come il Rosso di Montalcino”. Il Consorzio tutela, controlla e valorizza tutti e quattro i vini a denominazione di Montalcino: Brunello, Rosso, Moscadello e Sant’Antimo. I produttori sono 250 (di cui 208 imbottigliatori) e il 100% di loro, unico caso in Italia, sono iscritti al Consorzio, incaricato dal ministero delle Politiche Agricole per la tutela e per i controlli. Proprio la presenza e l’attività del Consorzio rappresenta una sorta di modello virtuoso: altri territori hanno provato a unirsi, ma questo più di altri offre l’idea di un organismo compatto che sa fare sistema e riesce a presentarsi all’estero come un unico prodotto d’eccellenza. È lo stesso risultato ottenuto da Barolo, Amarone e Prosecco grazie alla capacità (più o meno accentuata) di fare squadra e radunarsi attorno a un prodotto che funziona. Forse l’intero comparto enologico italiano dovrebbe cominciare a ragionare come sistema e pensare a presentarsi ai mercati esteri in modo meno frastagliato. Le differenze e le identità autoctone sono importanti ma hanno bisogno di tempo per essere spiegate e fatte apprezzare all’estero. Un po’ di sano marketing nazionale potrebbe aiutare grandi nomi e piccoli emergenti. Qualcosa di simile a ciò che accadrà a Montalcino domani e dopo quando si alzerà il sipario sulla nuova stagione del Brunello e sarà svelata l’annata del 2007 che andrà sul mercato quest’anno.

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