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Corriere Fiorentino

Falsi vini Bolgheri Sassicaia pronti per la vendita all’estero … Fermata la banda che aveva organizzato la produzione di 700 casse al mese …“Chi consuma questo vino? Coreani, cinesi, i più forti sono loro e i russi. Un coreano ha fatto un ordine per 300 bottiglie di Sassicaia”. L’imprenditore Angelo Loforese, 62 anni, pugliese trapiantato in Lombardia, senza sapere di essere intercettato, si vantava nell’agosto scorso con un amico dei lucrosi affari che avrebbe portato a termine con la vendita del vino taroccato. Era quasi già tutto pronto: “Le bottiglie sono arrivate in Bulgaria e saranno spedite in Italia, mi manca solo di andare a comprare il vino e poi bisogna intascare”. Ma la frode è stata scoperta dalla guardia di finanza che ha sventato la consegna di 41 casse di Sassicaia 2015 e l’imprenditore è finito ai domiciliari insieme al figlio Bryan con l’accusa di contraffazione organizzata, traffico internazionale di falso doc Bolgheri di annate comprese tra il 2010 e i1 2015. Nell’inchiesta coordinata dal pm Gianni Tei sono indagate per ricettazione altre 11 persone. La produzione e la vendita del mercato illecito parallelo si attestava sulle 700 casse al mese per un totale di 4200 bottiglie con un giro di affari stimato sui 400 mila euro al mese. “Un’organizzazione stabile e non occasionale - scrive nell’ordinanza il gip Giampaolo Boninsegna - che operava in maniera organizzata con preordinata pianificazione di medio termine e nella prospettiva di un ulteriore sviluppo per il futuro”. Le indagini sono partite dopo il ritrovamento, in strada a Empoli, di una delle casse di Sassicaia contraffatto. Era caduta da un tir e conteneva un biglietto con due numeri di cellulari, uno dei quali era di Angelo Loforese. Poi le indagini hanno svelato il sistema. Il vino sfuso arrivava da un’azienda siciliana, le bottiglie provenivano dalla Turchia. Tappi, etichette, casse e carta velina erano prodotti in Bulgaria. Poi le confezioni erano realizzate in un magazzino in provincia di Milano, prima di essere immesse sul mercato internazionale. I clienti erano coreani, cinesi e russi solo una piccola parte era destinata al territorio nazionale. La produzione tarocca doveva esser perfetta, identica alla doc di Bolgheri. Per questo Angelo Loforese è esigente con i collaboratori: “Mi fai la foto a dieci bottiglie, sopra e sotto e me la mandi”. Non è un caso: la bottiglia originale riporta sul vetro la stampa in rilievo della dicitura Sassicaia, nella parte inferiore e superiore. S’infuria quando non vengono realizzate a regola d’arte: “È venuto fuori un disastro! Meno male che erano solo 1.000 bottiglie. Devo andare in Turchia a sistemare la cosa”. È attento sull’etichetta: si procura la vernice speciale per riprodurre l’ologramma anticontraffazione tipico del Sassicaia. Non trascura le dimensioni dei tappi (“del diametro di 2,7 centimetri”) e della carta velina (“lo spessore deve essere di 22 millimetri”). “La vera mente di tutto è Angelo Laforese in grado di capire le persone e ottimizzarne il rendimento in base alle loro qualità e alle loro capacità”, spiega il gip. “Nell’esercito - si sente in un’intercettazione - sono tutti generali? No, la maggior parte sono soldati poi c’è quello che arriva a fare il capitano. Per essere generale devi avere della capacità di comandare e sapere come fare”. “Una frode che avrebbe potuto danneggiare e svilire l’immagine del vino toscano”, dice la Confagricoltura. “Serve tolleranza zero sulle frodi - dice la Coldiretti - Non può essere messo a rischio il patrimonio di credibilità costruito nel tempo dal vino Made in Italy che oggi nonostante il coronavirus è ancora la principale voce dell’export agroalimentare nazionale”.

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