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Corriere Fiorentino

Vino, verso un export da record. Anche la Francia beve toscano ... I dati alla presentazione di PrimAnteprima. Cresce anche il ricavo medio in vigna... Vendere il vino ai francesi è un po’ come vendere il ghiaccio agli eschimesi. Tra i tanti dati positivi che hanno inaugurato la “Settimana delle anteprime”, quella in cui i principali consorzi vitivinicoli presentano le nuove annate, salta all’occhio che il vino toscano abbia fatto registrare nel 2022 un più 31% di export i n valore verso la Francia. La domanda di vini Dop toscani si concentra soprattutto nei Paesi extra Ue, con una forte concentrazione in tre direzioni: il 57% delle consegne viene effettuato in Usa, Germania e Canada, con gli Stati Uniti ché da soli rappresentano il 34% in volume e il 38% in valore. All’interno dei confini comunitari, si è registrata una riduzione della domanda di vini Dop pari al 3,7%, segno che la crisi post Covid e le tensioni geopolitiche si sono fatte sentire. Mentre la richiesta oltreoceano cresce del 17% in valore, la domanda tedesca è infatti scesa sia in volume sia in valore, così come quella del Regno Unito, mentre nel vecchio continente si scopre che i francesi spendono per il vino toscano. Non c’è forse miglior complimento. A integrare questo scenario più in dettaglio è il direttore del Consorzio del Nobile di Montepulciano, Paolo Solini. “Se volessimo guardare a un dato preciso di vendita del 2022, quantitativo, possiamo registrare più 5% di vendite sul Nobile e più 6% sul Rosso di Montepulciano. Un’ottima performance. Sulle denominazioni storiche il Nobile ha avuto un’annata buona a livello di numeri. Le vendite all’estero sono calate leggermente di 2-3 punti percentuali rispetto agli anni passati, restando sul 70% di export. Continuiamo ad aumentare negli Usa dove eravamo molto inferiori rispetto ad esempio al Brunello, abbiamo venduto qualche bottiglia in meno in Germania ma aumentato in Italia. Sta crescendo anche la vendita nelle aziende a Montepulciano, tanti soldi freschi, senza commissioni, e un volano per tutto il territorio”. II dato interno del Nobile è oltretutto in controtendenza. I volumi acquistati nel 2022 sono risultati inferiori al periodo pre pandemico a livello di lbscana. Le Dop hanno registrato un calo delle vendite del 10,6%, quasi il doppio (meno 6%) del reparto vino nel complesso, mentre gli lgt hanno continuato a crescere del 3%. “Probabilmente — si legge nel rapporto di Ismea — non c’è stato quel cambio di abitudini in cui molti avrebbero scommesso e il ritorno alla vita fuori casa, unito a una minor disponibilità di spesa, confermata dal deciso aumento degli spumanti a basso costo, ha limitato il consumo di vino a casa”. La Toscana ha resistito bene alle difficoltà delle ultime tre stagioni, anche se adesso il timore degli esperti è che “ulteriori problematiche possano mandare in affanno il sistema”. Nel 2022, l’anno più siccitoso e caldo degli ultimi decenni, le stime attestano una produzione intorno ai so milioni di ettolitri, sostanzialmente in linea l’anno precedente, sotto la media della Ue che è in lieve crescita dell’1,5%. Secondo il rapporto redatto per PrimAnteprima, comunque, c’è da aspettarsi un’annata da record per gli incassi derivanti dall’export delle Dop, nonostante una flessione in termini di volume, con oltre Ego milioni di euro stimati (più 7%). “Della Toscana colpisce sempre la grande capacità rialzarsi, anche in momenti poco brillanti per l’economia in generale, e così è successo con il vino” commenta Tiziana Sarnari, analista dell’istituto. Il 2022 ha segnato anche un sostanziale aumento del ricavo medio in vigna (oltre i 7 mila euro all’ettaro) dovuto sia all’aumento dei prezzi che delle rese, dopo un 2021 scarso. Soprattutto Chianti e Morellino sono cresciuti di prezzo, ben oltre la media nazionale. A segnare veri e propri numeri record comunque sono stati gli intermediari. Cuzziol grandi vini ha dichiarato un più 54% di fatturato in Toscana, aumenti in doppia cifra dichiarati anche dal Gruppo Meregalli.

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