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Corriereconomia / Corriere Della Sera

Barilla “Aggiorniamo il menù Obiettivo l’America Latina” ... Il presidente: “Punteremo sul marchio di casa e sui prodotti a base di pasta” ... Guido Barilla dice che è stata “una riflessione lunga e profonda”. Perché il punto non era decidere un nome che andasse a riempire la “casella” lasciata vuota, sette mesi fa, dal precedente amministratore delegato, Massimo Potenza. Quanto invece individuare e decidere su quali linee strategiche si dovrà muovere il gruppo di Parma nei prossimi anni, che saranno complessi. Un nuovo business plan. Ed è all’interno di questo progetto che si è collocata la scelta dell’amministratore delegato. Un manager, Claudio Colzani, proveniente da Unilever, che è lo “specchio” - per la nazionalità, per la formazione, per il percorso professionale - di quella che vuole essere la nuova Barilla. Fortemente italiana e, allo stesso tempo, molto internazionale. Più concentrata sui suoi brand. Con un marchio, tra i tanti in portafoglio, da portare nel mondo: Barilla. Mentre la famiglia (i fratelli Guido, Luca, Paolo ed Emanuela) riafferma il proprio impegno nel gruppo. “Assolutamente sì - dice il presidente del gruppo di Parma -. La famiglia è presente e operativa e lo rimarrà. Su questo punto fondamentale ci siamo trovati in grande accordo con il nuovo amministratore delegato, lavoreremo in modo integrato”.
Dunque, a Parma il vertice è di nuovo completo (anche se Colzani arriverà effettivamente in ottobre). Che il progetto fosse di più ampia portata si era capito già da un fatto inedito per Barilla, e cioè la decisione di farsi affiancare per la prima volta da una società di consulenza (Egon Zehnder). Barilla aveva “bruciato” in passato diversi capoazienda. “Non sono d’accordo su questa esemplificazione - ribatte il presidente del gruppo - negli ultimi 10 anni abbiamo avuto due amministratori delegati, ci sono imprese che hanno un turnover decisamente maggiore...”. Ma, certo, questa volta - prosegue - “la ricerca è stata molto articolata, perché la scelta di Colzani è in linea con tutto il processo strategico nel quale la società da qualche mese si sta addentrando e che prevede la focalizzazione su alcune aree specifiche del core business e la nostra determinata volontà di investire anche in una situazione di mercati molto complessi. Nei prossimi mesi vogliamo incidere in modo molto più determinato”. Il focus sarà la pasta e ciò che la accompagna. Questo non vuol dire tralasciare i prodotti da forno (il cosiddetto bakery) su cui molto ha puntato negli ultimi anni Barilla. “I prodotti da forno sono una parte significativa e continueremo a investire su questo business che è principalmente in Italia e in alcuni Paesi europei. L’Italia è il nostro Paese d’origine, quello nel quale abbiamo la gran parte degli stabilimenti e resta prioritario. Ma l’espansione internazionale sarà rafforzata e focalizzata sui marchi Barilla e sui prodotti a base di pasta”. È nell’ambito cli questa concentrazione sui marchi di qualità che va letto l’avvio della procedura di vendita della consociata tedesca Lieken, che produce pane soprattutto per la grande distribuzione. Con quali tempi? “Abbiamo avviato il processo con la determinazione di portarlo a termine, vedremo”. Si è manifestato qualche interesse? “Ci sono degli avvicinamenti ma sono totalmente ufficiosi”. Lieken sono però 756 milioni di euro di ricavi che se ne vanno. Anche per questo bisogna accelerare la crescita a livello internazionale. Oggi i quasi 4 miliardi di euro di ricavi di Barilla sono realizzati per circa il 40% in Italia, per un altro 40% in Europa, per il 16-17% negli Stati Uniti. Ma nei piani di Parma c’è, in particolare, l’America Latina. Nella geografia dei Paesi produttori, il Brasile si colloca al terzo posto dopo l’Italia (3,2 milioni di tonnellate al settembre 2011) e gli Stati Uniti (2 milioni di tonnellate, Barilla stessa ha due stabilimenti produttivi negli Usa), con i milione e 3 mila tonnellate. Quanto al consumo, se l’Italia è il primo Paese al mondo con 26 chili pro-capite, al secondo posto c’è il Venezuela con 13 e Cile, Perù, Argentina, Brasile sono tra i primi 20 Paesi consumatori. Colzani conosce bene quei mercati. Grande esperto di vendite e di politiche di marca, nei 25 anni trascorsi all’interno del gruppo anglo-olandese è stato anche presidente di Unilever Bestfoods Brasile. Oggi torna in Italia dagli Usa, dalla posizione di numero tre mondiale. Se la risposta delle nuove aree di sviluppo sarà positiva, potranno essere avviati anche nuovi impianti in loco, come già accaduto con gli Stati Uniti.

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