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Corriereconomia / Corriere Della Sera

Ferragamo: il debutto del Brunello griffato ... Un business alla radice del
cuore. E questa la sintesi
che racchiude il primo vero
investimento in Italia di Massimo
Ferragamo ultimo dei sei figli di
Wanda e Salvatore, presidente di
Ferragamo Usa da 30 anni.
Massimo vive e lavora a New
York ma il richiamo della Toscana
è stato più forte, così, una decina di
anni fa, ha intrapreso la sua avventura
imprenditoriale. “Tutto è iniziato
quasi per gioco - sorride
Ferragamo -. Insieme a qualche
amico avevo deciso di fare un investimento
immobiliare in Toscana.
Invece nel 2000 è è arrivata la proposta
di acquistare Castiglion del
Bosco, una tenuta di 2 mila ettari
nel cuore di Montalcino. Un borgo
conosciuto con gli attuali confini
da oltre 400 anni e da allora rimasto,
caso raro, una proprietà pressoché indivisa. Si trattava di un
immobile tutto particolare: a Nord
Ovest di Montalcino, a pochi chilometri
da Buonconvento e la sua
superficie occupa un’intera collina
che raggiunge i 500 metri di altitudine.
Inoltre un borgo composto
dall’antico castello risalente ali 100
dopo Cristo, dalla casa padronale,
da una chiesa, dalle scuderie e dalle
case dei contadini disseminate
nella tenuta sotto forma di 20 singoli
poderi. E poi 62 ettari di bellissimo
vigneto nella preziosa terra di
Montalcino”.
Ma cosa fare con una proprietà
tanto grande e così diversificata?
Il “virus” dell’imprenditore non
va mai a riposo e quindi Massimo
Ferragamo comincia a mettere a
punto un’avventura basata su tre
pilastri: il real estate, il turismo e la
produzione enologica. “Il primo
investimento ha riguardato il vigneto
- spiega il proprietario di
Castiglion del Bosco -. Bisognava
ripristinare le potenzialità di un
appezzamento di altissima qualità
ma non troppo curato negli anni
precedenti. E servito un investimento
di circa 15 milioni di curo
solo per realizzare la nuova cantina
che oggi è capace di contenere
oltre 3 mila ettolitri. Successivamente
ci siamo occupati anche
della barricaia e dal 2003 abbiamo
avviato un programma di reimpianto:
abbiamo conservato le parcelle
migliori e sostituito in modo
progressivo i vigneti meno interessanti.
Con l’occasione abbiamo
modificato il sesto impianto che è
passato dalle 4.000/4.500 viti per
ettaro alle attuali 5.600. II tutto per
una produzione che tocca quota
40 mila bottiglie l’armo”. Un investimento
enologico che in Italia ha
visto, negli ultimi anni, diversi seguaci
del mondo dell’impresa, dell’economia
e della finanza.
La particolarità di quest’impresa
sta nella sua molteplicità: il secondo
asset di Castiglion del Bosco,
infatti, è il real estate.
Il complesso originario infatti
disponeva di 20 casolari che serviva
a ospitare i contadini. Oggi 10 di
quelle strutture sono state trasformate
in ville che sono state rivendute
per lo più a stranieri. “L la
formula di gestione che ci ha garantito
il successo dell’esperimento
- spiega Ferragamo -. Le ville
sono state ristrutturate per poter
essere vendute ad acquirenti, per
lo più stranieri, che volessero vivere
l’esperienza di un’abitazione di
lusso nel cuore della Toscana. Per
uno straniero l’aspetto complesso
è la gestione dei suo immobile e a
questo abbiamo pensato noi: a tutti
i proprietari delle ville garantiamo
manutenzione e gestione certificata.
È per questo che abbiamo
avuto acquirenti americani, sudamericani
e asiatici. Tra poco inizieremo
i lavori anche per il lotto delle
altre dieci abitazioni che ristruttureremo
con la stessa logica”.
Altro pilastro di Castiglion del
Bosco è il turismo, pensato come
un albergo collettivo che può contare
su alta ristorazione e su un
campo da golf a 18 buche privato.
“L’ospitalità poggia su 23 suite
tutte raccolte nel Borgo e suddivise
tra le vecchie scuderie, la cantina
vecchia e la villa principale -
spiega - tutto è curato per garantire
sport, cultura, benessere e occasioni
gourmet. Dal ristorante alle
spa, ogni intervento è stato pensata
per riprodurre lo stile e la tipicità
toscana. A tutto ciò si
aggiunge il nostro fiore all’occhiello
rappresentato dal campo di golf.
A disegnarlo è stato Toni
Weiskopf, il campione del British
Open, una delle firme più esclusive
del mondo del golf. Un intervento
complessivo che, da solo, ha
richiesto più di 10 milioni di investimento
ma che, secondo noi,
porterà la clientela giusta a una
struttura tanto particolare”.

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