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Corriereconomia / Corriere Della Sera

Battuti i ribelli del vino: i Consorzi non cambiano Sparita nella nuova legge la modifica del sistema elettorale degli Enti di tutela. Serve una legge ad hoc ... I “girondini del vino” quei produttori che in
Oltrepò Pavese, in Trentino e nella zona del Soave,
contestano lo strapotere dei Consorzi di tutela, hanno perso la battaglia. Non è il Terrore, ma una brutta sconfitta per i paladini della qualità. L’ultimo strappo era avvenuto poche settimane fa in Oltrepò con l’uscita dal Consorzio cii Broni di numerose cantine legate al Distretto. Contestavano lo strapotere nel Consorzio degli imbottigliatori esterni, chiedevano più rappresentanza e la valorizzazione del prodotto locale. Puntavano tutto sulla commissione Agricoltura della Camera che aveva in discussione due distinte proposte di legge (primi firmatari da una parte l’onorevole Oliverio e dall’altra l’onorevole Sani, entrambi del Pd) per semplificare le regole nel mondo del vino.
Tra le numerosi disposizioni venivano stabilite (solo nella proposta Oliverio, sostenuta fortemente da Coldiretti) nuove “modalità per l’esercizio del diritto di voto nell’assemblea del consorzio... per assicurare un’adeguata rappresentatività a tutte le categorie dei produttori” imponendo anche un tetto del 40% ai grandi soci. Oggi, infatti, il “peso” del voto si misura in base alla quantità di produzione e coop e grandi imprese sono decisive. Ma qualche giorno fa nella discussione per riunificare le due proposte (quella dell’onorevole Sani era sostenuta da Confagricoltura, Agrinsieme e altri) la parte riguardante i consorzi è sparita.
“Le due anime della proposta - spiega l’onorevole Massimo Fiorio, relatore della legge in commissione Agricoltura - hanno lavorato a una sintesi e la parte riguardante i consorzi è stata accantonata. Si trattava però
sostiene Fiorio, che proviene da una terra ad alta vocazione vinicola come l’astigiano di una proposta sensata perché oggi la rappresentanza è sbilanciata a favore dei grandi produttori, ma una modifica non poteva riguardare solo il mondo vitivinicolo: doveva essere rivolta a tutto l’agroalimentare. Da parte mia ho ben chiare le esigenze dei produttori che protestano, ma le regole dei consorzi valgono per tutti, per cui dovremo affrontare la questione con un percorso legislativo ad hoc”. La Coldiretti era in prima linea per modificare i consorzi, “ma - spiega Domenico Bosco, responsabile del Settore vitivinicolo dell’Associazione quel tema divideva molto ed era necessario portare avanti punti importanti come la semplificazione delle certificazioni e il controllo delle Doc”.
Per Confagricoltura il nuovo testo viene visto come “un passo avanti” dalla responsabile del settore, Palma Esposito. “Si tratta di un compromesso, ma la qualità dei prodotti è tutelata. E poi chi può sostenere che i grandi produttori non fanno qualità?”
Lo hanno sostenuto 33 aziende della zona del Soave guidati da Leonildo Pieropan che già quattro anni fa fecero una istanza legate alla Regione “contro il monopolio di cooperative e grandi produttori nel Consorzio”. “L’istanza è stata respinta - spiega Pieropan -. Ma oggi il Soave è dequalificato, al ristorante non lo chiede nessuno, ma le riviste di settore lo lodano. Anche a Bordeaux ci sono gli Chàteau e la produzione viene distinta da quella corrente, mentre da noi i consorzi sostengono la quantità. Le Cooperative devono cambiare linea”.
“Non mi stupisco della scelta - sostiene Lorenzo Cesconi, presidente dei Vignaioli, il capofila della contestazione in Trentino -. I consorzi, che in passato sono stati una fortuna per il settore, oggi sono un freno. Basta vedere le proposte del Consorzio di aumento delle rese (la quantità di uva prodotta per ettaro che più è bassa più dà un vino di qualità ndr.) che noi contestiamo”.
Fabiano Giorgi, noto produttore pavese capofila della protesta in Oltrepò, non vuole polemizzare: “Assisteremo sempre più spesso - dice - alla fuga dai consorzi e alla nascita di realtà come il Distretto dell’Oltrepò. La nostra iniziativa si sta allargando”. Certo che il consumo pro capite divino in Italia sta calando, mentre cresce quello di prodotti di più alto livello. “Sicuramente la qualità va premiata - afferma Fiorenzo Detti presidente dell’Ais per la Lombardia l’associazione che con i suoi sommelier è strategica per orientare i consumatori - e oggi un territorio come l’Oltrepò, per esempio, non è valorizzato. Non è più possibile che il vino prodotto in una zona venga imbottigliato in giro per il Paese. Serve in etichetta la dicitura “Prodotto e imbottigliato integralmente in Oltrepò”, un “marchio di fabbrica”. Questo è il futuro”.
Tra un mese e mezzo le nuove regole diventeranno operative . “Ma - fa notare l’onorevole Fiorio-in Oltrepò dovrebbero preoccuparsi soprattutto della prossima nascita di una nuova Doc tra Trentino, Veneto e Friuli indirizzata al pinot grigio, uno dei prodotti che caratterizzano la Lombardia”.

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