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Corriereconomia / Corriere Della Sera

Vino il gusto pieno del business ... Non si sa se preferisca il Nero d’Avola della sua Sicilia, o l’umbro Sagrantino, o il pugliese Nero di Troia o ancora l’emergente Passerina delle terre marchigiane del Piceno. È certo però che Sergio Mattarella il vino lo conosce bene e. a suo giudizio. ha sei anime. Per il presidente della Repubblica il vino è bandiera nel mondo dello stile di vita e del gusto italiano. È simbolo di ospitalità e di amicizia, tipicamente mediterranee. E ambiente: il patrimonio di oltre 500 vitigni che rende unici i vigneti italiani costituisce valorizzazione e difesa del territorio. E società: come dimostra lo sviluppo della cooperazione e il coinvolgimento sempre maggiore di tanti giovani e tante donne oggi al comando delle aziende. E cultura: mille anni di storia e di tradizioni rappresentano la marcia in più delle produzioni nazionali. E, infine, è impresa: “l’industria vitivinicola ha numeri importanti per l’economia nazionale... e reca un significativo valore aggiunto alla ricchezza nazionale”, ha detto a questo proposito Mattarella, inaugurando l’ultima edizione del Vinitaly.

La conferma è nel consuntivo 2015, riassunto dal neonato Osservatorio del vino. L’industria vitivinicola nazionale conta 310 mila aziende, I milione e 250 mila addetti di tutta la filiera, un’area operativa di 637.634 ettari vitati e ha girato la boa dell’ultimo esercizio con un fatturato complessivo di 12,4 miliardi su cui l’export incide per 5,39 miliardi (+5,4% sul 2014), nuo vo record per il settore. In questa cornice competono i 110 i protagonisti della classifica 2015 delle maggiori case vitivinicole italiane, 10 in più dello scorso anno.

Titolari di 5,4 miliardi di fatturato (di cui 3,1 miliardi all’export) rappresentano un campione significativo dell’industria nazionale del vino che pesa per il 43,7% sul giro d’affari totale del settore, il58,4% sulle esportazioni e il 32,6% delle vendite sul mercato domestico. In particolare le aziende in graduatoria hanno chiuso l’ultimo esercizio con una crescita del fatturato complessivo del 4,4%, percentuale che sale fino al 5,7% all’export, e scende al 2,7% sulle vendite Italia, segnando comunque un’inversione di tendenza positiva rispetto al segno meno registrato lo scorso anno sul mercato interno.

Cosa dicono questi numeri? Prima di tutto che il mercato del vino tiene, ma continua a essere difficile, a causa del calo dei consumi, degli alti costi di distribuzione, della concorrenza tra gli scaffali della grande distribuzione, dove passa l’80% del vino confezionato. È anche vero però che sono tante le cantine soddisfatte degli affari nel primo trimestre dell’anno. A fare la differenza, infatti, è l’export. Fuori casale vendite tirano, sospinte in particolare dal Prosecco, le bollicine fenomeno che hanno già rappresentato il locomotore delle esportazioni 2015. Lo sanno bene le cantine in graduatoria: più della metà delle aziende sono private a controllo familiare, ma non mancano società di capitali che fanno capo a soggetti diversi: tra queste ci sono new entry interessanti, come l’Agricola San Felice del gruppo assicurativo Allianz e le Tenute del Cerro controllate da UnipolSai che si affiancano alla Genagricola delle Assicurazioni Generali, habitué della graduatoria. Il campione si completa con 43 aziende espressione del mondo cooperativo. Privati e coop rappresentano mondi diversi, che si sfidano sul territorio e sono di fatto lo specchio dell’industria nazionale del vino.

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