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Allegrini 2024

Corriereconomia / Corriere Della Sera

Gruppi di famiglia con vigna ... I parametri economici e dimensionali non sono tutto. Il valore aggiunto del vino italiano sta nella sua millenaria storia, nei

racconti dei vignaioli che lo producono, nella bellezza di un vigneto irriproducibile altrove, nella diversità di eccellenti produzioni che sono diventate simbolo indiscusso del made in Italy nel mondo. Ne sanno qualcosa i produttori che vivono più negli aeroporti che a casa e con passione e tenacia portano i loro vini nelle piazze dei cinque continenti. Export manager di grandi aziende, ma anche figli di quelle famiglie del vino che possiedono e conducono in prima persona le loro aziende e rappresentano tuttora la preziosa spina dorsale del mercato vitivinicolo italiano. Chi sono?

Scorrendo la classifica al di sotto degli 80 milioni se ne incontrano tante. I Lunelli, per esempio, la famiglia trentina degli spumanti Ferrari che nel 2015 ha fatto incetta di premi oltre confine: da “famiglia del vino dell’anno” per il mercato tedesco a “produttore dell’anno” su quello inglese, a dimostrazione che comincia a farsi qualche crepa nel monopolio della Francia in fatto di bollicine. Fatturato 73 milioni, i conti dei cugini Lunelli comprendono per la prima volta i dati della controllata Bisol, boutique del Prosecco di cui Gianluca e Desiderio Bisol, restano presidente ed enologo. “Con Bisol abbiamo puntato su un marchio di grande tradizione, coerente con il nostro - dice il presidente del gruppo Matteo Lunelli -. Oggi rappresentiamo la diversità delle bollicine italiane: Prosecco e metodo classico sono vini completamente diversi, come un Chianti e un Bordeaux: e Ferrari e Bisol sono e saranno marchi di riferimento nella loro categoria, rappresentando l’eccellenza del bere italiano”.

In Lombardia anche la famiglia Ziliani produce bollicine superbe firmate Guido Berlucchi, la cantina più grande in Franciacorta (40,3 milioni). E in Veneto la famiglia Boscaini ha creato, cresciuto e portato in Borsa nel giugno 2015 (nel segmento Aim) la Masi agricola, ambasciatrice dei vini veneti nel mondo (60,8 milioni): “Esperienza positiva per l’immagine e la reputazione che la nostra azienda ha ottenuto presso il trade nazionale e internazionale”, commenta Alessandro Boscaini, figura di riferimento del mercato, che conduce l’azienda con i figli Alessandra e Raffaele.

Vene te doc anche le famiglie Zenato (proprietaria dell’omonima cantina con vigneti nel Lugana e nella Valpolicella), Moretti Polegato (possiede La Gioiosa e Villa Sandi), Bottega. (proprietà in Veneto e Toscana), Carpenè (145 anni di storia per la Carpenè Malvolti, prima a spumantizzare il Prosecco). In Emilia Romagna in primo piano le famiglie Chiarli (leader nella produzione di Lambrusco) e Cesari (ambasciatrice nel inondo del Sangiovese di Romagna).

In Toscana la famiglia Cecchi (36,2 milioni): Cesare e Andrea, presidente e amministratore delegato dell’omonima casa toscana, rappresentano un caso non comune di azienda familiare che decide di affidare la gestione a un manager esterno. L’arrivo nel 2015 del direttore generale Leonardo Raspini (tra i più esperti professionisti del mercato) ha sancito il nuovo corso di un’impresa tra le più solide del r ercato, oggi impegnata in una forte azione di riposizionamento verso l’alto del suo brand. Sempre in Toscana Filippo e Francesco Mazzei con la Marchesi

Mazzei (12,1 milioni e presenza anche in Sicilia), la famiglia Zingarelli (Rocca delle Macie, 22,5 milioni), Francesco Ricasoli (Barone Ricasoli,15,8 milioni).

Anche la Sicilia regala esempi di famiglie legate anima e corpo alla loro azienda. Alcune di antica tradizione come i Tasca d’Almerita (17,3 milioni). Altre più giovani, come i Rallo di Donnafugata (15,2 milioni) e i Planeta (14,3 milioni). Tre gruppi familiari e tre importanti brand, che interpretano anche un modo nuovo di lavorare: non solo in concorrenza, ma anche uniti, perla crescita qualitativa del loro territorio. Si cambia isola, ma è lo stesso l’entusiasmo e l’impegno della famiglia Argiolas, alla guida della più importante realtà vitivinicola della Sardegna (15,40 milioni). E un punto di riferimento in Campania l’impegno di Piero Mastroberardino, alla testa dell’omonima azienda (12,6 milioni). In Umbria la famiglia Lungarotti ha un posto di riguardo nella storia della viticoltura regionale e nelle Marche la famiglia Bernetti, proprietaria di Umani Ronchi (11,3 milioni), offre un esempio positivo di una conduzione aziendale in cui il figlio Michele ha affiancato il padre Massimo (presidente) assumendo le deleghe operative.

Sono se apre più numerosi i giovani che scendono in pista accanto ai genitori, portando linfa nuova in azienda. Un caso emblematico è quello della cantina veneta Pasqua (vedi box); così come nell’azienda agricola Falesco, di Riccardo e Renzo Cotarella, la gestione è oggi in mano alle tre figli e nipoti Dominga, Enrica e Marta, con risultati che parlano da soli, vista la brillante redditività aziendale. In genere il primo impegno dei figli è sul fronte commerciale e marketing. Così è, per esempio, per Andrea Farinetti, figlio di Oscar, impegnato in Fontanafredda; per Alois Clemens Lageder, figlio di Alois Lageder proprietario dell’omonima cantina altatesina; per Marzia Varvaglione, figlia di Cosimo e Maria Teresa, proprietari dell’omonima cantina pugliese.

E riservata alle famiglie una speciale graduatoria che raccoglie le proprietà viticole più importanti. Sul podio, come sempre, Antinori, Zonin e Frescobaldi. Segue Banfi, la maggiore azienda di Montalcino della famiglia italo americana Mariani. Quinta con più di 500 ettari la siciliana Cusumano, sesta la Bertani Domains della famiglia Angelini (farmaceutici) che scala due posizioni dopo l’acquisto della Fazi Battaglia con i suoi 120 ettari vitati. In questo salotto tra le vigne siede anche Feudi San Gregorio della famiglia Capaldo, che ha potenziato di 50 ettari la sua proprietà e ha appena aggiunto alle tenute che possiede al sud la Villa Le Pavoniere a Bolgheri (14 ettari). Ancora una marchio del vino che conta: è quello della famiglia Allegrini (Corte Giara) titolare di 206 ettari di vigneti tra Veneto e Toscana.

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