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L'allarme - Zonin: "Vogliamo il titolo mondiale, ma abbiamo le mani legate" ... Le due facce del ‘pianeta vino italiano’: campioni di export, ma anche campioni di eccedenze (anche nel 2006 chiederemo alla Ue la distillazione di crisi) mentre il nostro mercato si sta aprendo sempre più ai vini del Nuovo mondo: nel biennio 2003-2005 l’import in Italia di vino californiano è passato da 277mila litri a 50 milioni di litri, con una performance dallo 0,17 al 29,6 per cento della quota di import di vino straniero in Italia. E mentre i consumi non crescono si parla di pratiche enologiche ‘anomale’ come i chips, i trucioli di legno, per dare l’effetto barrique senza sopportarne i costi. La globalizzazione bussa alle porte delle nostre cantine. Dal palcoscenico del Vinitaly Gianni Zonin, il più grande vignaiolo privato italiano con 11 tenute e oltre 1800 ettari vitati dal Friuli alla Sicilia, lancia l’allarme.
“Non stiamo combattendo la battaglia della concorrenza ad armi pari: tra Vecchio e Nuovo mondo del vino esiste oggi un’enorme differenza normativa, che imbriglia noi e concede agli altri la più ampia libertà. Siamo di fronte ad una sfida decisiva: o i paesi del Nuovo mondo vitivinicolo si adeguano alle normative europee, oppure noi europei dobbiamo essere liberati da un eccesso di vincoli. Non ci si può battere per il titolo mondiale con le mani legate dietro la schiena”.
Sta dicendo che da soli non ce la fate?
“Oggi il mondo del vino è spaccato in due segmenti: da una parte sta l’Europa, la culla tradizionale del vino, dall’altra sta il Nuovo mondo, cioè i Paesi emergenti, California, Cile, Australia, Nuova Zelanda. Se guardo l’Italia vedo aziende troppo piccole, vigneti troppo vecchi, la superficie vitata in contrazione, un mercato sempre più selettivo e una sempre minore quantità di vino consumata pro-capite. Poi un eccesso normativo e un’insufficiente tutela della produzione, una competizione sempre più agguerrita e una inefficienza del “sistema Paese” che non è in grado di far penetrare il vino italiano sui mercati emergenti”.
Nel Nuovo mondo invece cosa vede?
“Territori che non avevano mai conosciuto la viticoltura oggi stanno producendo grandi quantità di vino e soprattutto stanno piantando migliaia e migliaia di ettari. Se il vigneto mondiale misura 8 milioni di ettari, il 60% è in Europa, il resto nel Nuovo mondo. E l’Europa ha perso negli ultimi 30 anni quasi un milione di ettari vitati. Stanno cambiando i rapporti di forza della geografia vitivinicola planetaria. L’Europa non può stare a guardare”.
Che deve fare?
“C’è un vigneto Europa ormai obsoleto. Da un calcolo approssimativo, solo in Italia, serve un investimento pari a 25 miliardi di euro per rinnovare 500.000 dei 750.000 ettari totali. E’ ovvio che le aziende da sole non ce la possono fare, occorre che l’Unione Europea si attivi con finanziamenti ad hoc per ricostituire i nostri “beni strumentali”. Sarebbe auspicabile che l’Ue mettesse a disposizione almeno il 50% delle risorse” E sui chips e le pratiche enologiche anomale? “In Australia, ma anche negli Usa e in tutto il Sud America, sono consentite pratiche di cantina da noi severamente vietate. C’è la massima libertà dal punto di vista del taglio dei vini e dell’uso dei chips, e dell’uso degli ausili chimici. Poi non ci sono vincoli alla messa a dimora dei nuovi vigneti e alle quantità di vino prodotte. Ciò determina un costo dei terreni di gran lunga inferiore e soprattutto consente a queste cantine di lavorare “secondo mercato”. Invece il regime delle quote dell’Europa non ha consentito la stessa flessibilità alle nostre cantine. Mentre l’Europa vincolava sempre di più le produzioni, i nostri competitors ci aggredivano con vini sempre pronti, sempre uguali, e con un dumping sui prezzi favorito anche dai minori costi di gestione delle loro aziende”.
Concludendo …
“L’Europa del vino non deve avere paura di difendere i suoi primati. Una difesa che passa dall’armonizzazione della legislazione mondiale a quella europea, con la diffusione del criterio della territorialità e l’imposizione di regole comuni nelle pratiche di vigna e di cantina. E dal sostegno al rinnovamento del vigneto Europa”.

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