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Finanza & Mercati

Sul vigneto di Antinori non tramonta il dollaro -
L’ultimo nato è prodotto in Franciacorta, la zona degli spumanti classici della Lombardia, e si chiama AAA. Non per la tripla A del rating sul debito, ma perché queste sono le iniziali delle sue figlie Allegra Alessia e Albiera. Il tris di neo imprenditricisu cui Piero Antinori, 65 anni, ha costruito il futuro dell’azienda di famiglia che produce vino dal 1385, quando Giovanni entrò a far parte dell’Arte Fiorentina dei Vinattieri come apprendista (ma registrazioni su documenti del 1180 raccontano che il suo antenato Rinuccio produceva già vino al Castello di Combiate). Alla dell’impero vecchio sei secoli e 26 generazioni, “Piero delle Vigne”, come lo chiamano all’ombra del campanile di Giotto, arriva nel 1966 ricevendo il testimone dal padre Niccolò che nel 1946 lancia uno dei vini storici di casa Antinori, il Chianti Classico Santa Cristina. Ma ci voleva la generazione 27 per uscire dalla corte di casa: alle nove tenute in Toscana ecco aggiungersi la Tormaresca nelle Puglie, la storica etichetta Prunotto nel cuore delle Langhe e ora le uve della Franciacorta. E poi l’Atlas Peek nella Napa Valley, in California, dove vengono coltivati duecento ettari di Sangiovese, Cabernet e Chardonnay. E in Ungheria nella regione di Szeksard con la tenuta Bàtaapàti. Brunello, Chianti Classico e Bolgheri i vini rossi prodotti nelle tenute toscane: Vino Nobile di Montepulciano a La Braccesca, Brunello di Montalcino nella Tenuta di Pian delle Vigne, mentre il Chianti Classico e i grandi rossi toscani provengono invece dalle Tenute di Tignanello, Pèppoli e Badia a Passignano, e infine i rossi innovativi della Tenuta di Guado al Tasso di Bolgheri, situata vicino alla costa toscana, a sud di Livorno. I migliori bianchi sono invece prodotti al Castello della Sala, in Umbria. In tutto 2.150 ettari che vengono amministrati da Piero insieme alle tre figlie. Albiera, 36 anni (sposata con il conte Giovanni Rimbotti) fa la spola tra la Toscana e il Piemonte dove è amministratore delegato della Prunotto di Alba. Allegra, 32 anni, gestisce le tre Cantinette Antinori, vinerie di lusso, a Firenze, Zurigo e Vienna. Infine Alessia, la più piccola (28 anni), si è già inserita nell’azienda di famiglia puntando sull’olio e seguendo le attività promozionali in giro per il mondo dopo aver concluso gli studi alla scuola enologica. Grazie anche allo shopping di vigneti (anche in leasing), la famiglia ha brindato a un buon 2002 chiuso con un aumento dei ricavi del 9% a 110 milioni di euro e un risultato operativo vicino ai 30 milioni (più 10% rispetto al 2001). Per il 2003 è atteso un altro balzo del 10% del fatturato e un investimento di oltre 60 milioni in nuove cantine nonostante il marchese abbia deciso di rinunciare al Tignanello 2002, uno dei più costosi vini della Casa (è venduto a quasi 26 euro a bottiglia). “La qualità delle uve Sangiovese non è tale da produrre un Tignanello 2002 al livello delle ultime annate” spiega Antinori, tanto per sottolineare la regola della casa.
Lui vive nelle stanze rinascimento di un palazzo fiorentino (palazzo Antinori, nell’omonima piazza, proprio all’inizio di via Tornabuoni, fu acquistato dalla famiglia nel Cinquecento grazie ad un amico, tale Lorenzo il Magnifico), insieme alla moglie Francesca Boncompagni Ludovisi che fra i suoi avi può contare anche due papi, e coltiva anche altri hobby: la caccia, il golf e la campagna (preferibilmente quella Toscana, ma conosce bene anche gli uliveti della Puglia). Non disdegna, per amor di profitto, trasformarsi in oste, come dimostra il successo della Cantinetta Antinori, “clonata” a Zurigo e Vienna. E che dire della sua gastronomia da “Procacci”, salumi e formaggi al tartufo come ai tempi del Botticelli? L’ultima passione, diventata un business (e viceversa), è l’agriturismo d’elite: vecchi casali dove far assaggiare il Solaia ’97 prodotto nelle cantine di San Casciano val di Pesa che nel 2002 è stato decretato miglior vino del mondo dalla Bibbia Wine Spectator. Nel 2001 ha aperto una residenza di campagna, chiamata Fonte de’ Medici, nella tenuta di Santa Cristina, nel Chianti Classico, e nel luglio 2002 si è messo a capo di una cordata di imprenditori toscani e istituzioni finanziarie per acquistare una ex colonia marinasulla spiaggia di Castagneto Carducci (Livorno) e trasformarla in Hotel a cinque stelle dotato di un avanzato centro di talassoterapia.
La nonna materna apparteneva alla famiglia Taylor che circa un secolo fa fondò l’attuale Citibank e gli antenati da parte di padre prima di diventare Vinattieri erano banchieri e Piero è stato il primo (con l’assistenza di Mediobanca) a tentare l’eno-finanza con l’emissione, alla fine degli anni Novanta, di obbligazioni convertibili in vino. Ma i giochi di Borsa non lo interessano perché “le cantine non possono reggere le regole di una quotazione, le vendemmie non sono tutte uguali”. Il capitale della Antinori è tutto nelle sue mani e in quelle delle tre figlie e Piero se lo tiene ben stretto dopo l’esperienza del 1982, quando cedette una parte del capitale ai birrai inglesi della Whitebread per poi riprendersi le quote nel 1991 dopo sofferte trattative. “Cedere questa attività sarebbe come tagliarmi un braccio o una gamba”, dice. Meglio la continuità con la ventisettesima generazione degli Antinori, inaugurata dal nipotino Vittorio, figlio di Albiera, che ormai ha quasi 10 anni.


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