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Finanza & Mercati

Udine, la culla dei vigneti di tutto il mondo. La cooperativa friulana Rauscedo cresce 65 milioni di piantine ogni anno. La metà è per l’esportazione…E’ italiana la madre di tutti i vini. Si trova in provincia di Udine, infatti, il maggiore produttore di barbatelle del mondo. Perché prima della vendemmia e le miracolo dell’uva che diventa vino, c’è un passaggio che i meno avvezzi al processo della vinificazione ignorano. Quella della coltivazione della vite, che da seme diventa piantina, ovvero, in gergo tecnico, barbatella. I vivai cooperativi Rauscedo, un’organizzazione tentacolare presente dagli Stati Uniti, all’Australia alla Spagna, sono i più imponenti coltivatori di barbatelle, con una produzione annua di circa 65 milioni di piante. Il secondo attore internazionale, il gruppo francese Mercier, ne alleva appena 10 milioni. Il mercato di riferimento della Rauscedo è ovviamente l’Italia, dove finisce, barbatella più barbatella meno, il 50% dell’output e in media il giro d’affari si aggira sugli 80 milioni di euro. L’altro 50% viene esportato: Francia, Spagna, Portogallo e Russia gli inquirenti più fidati in Europa, per arrivare fino alla Cina. Negli ultimi due anni abbiamo spedito due container di barbatelle, ma per i coltivatori cinesi è poco conveniente. Una piantina importante finisce per costare sui 2 euro, mentre quelle coltivate in loco costavano solo 3 centesimi - racconta Eugenio Sartori - uno dei soci della cooperativa. Ma la vera difficoltà di questo business è che è soggetto a grandi oscillazioni. Una vigna ha una vita naturale che va dai 15 ai 25 anni – spiega Sartori – quindi alle fasi di domanda si alternano lunghi periodi di stallo. Per noi gli ultimi nove anni sono stati molto buoni e ora inizierà la fase calante. Ma come nasce la vite-baby? E’ una vera e propria inseminazione artificiale: il portainnesto, che potrebbe essere l’ovulo, viene fecondato con il seme, detto marza. Insieme restano sotto la terra per circa nove mesi, fino a generare le diverse varietà di barbatelle. Sul mercato italiano il vitigno autoctono più richiesto è sempre il Sangiovese, con 10 milioni di piantine, poi viene il Merlot (5 o 6 milioni), il Carbernet Sauvignon, il Pinot grigio e il Barbera (circa 3 milioni ognuno). Oltre a tutte le varietà minori che negli ultimi anni, con la moda dell’autoctono, hanno ripreso fortemente piede”.


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