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Finanza & Mercati

Il patto di Zonin contro la crisi del vino… La crisi del vino italiano è d’annata, ma se a dirlo è Gianni Zonin allora le preoccupazioni degli osservatori aumentano. L’imprenditore veneto, che ha costruito in questi anni un piccolo impero di vigneti dal Friuli alla Sicilia, ha lanciato l’allarme segnalando punto per punto le debolezze e le falle del sistema vinicolo italiano. Una denuncia lucida e spietata. La conclusione? L’unica via per la ripresa è un “patto sociale” tra produttori, governo e consumatori. Tra i nodi critici sollevati da Zonin, il calo dei consumi (negli ultimi anni si è bevuto l’11% in meno di vino), l’incapacità di istituzioni e viticoltori di riaccendere la passione degli italiani per il vino, l’eccessivo carico fiscale (anche per il vino l’Iva è al 20%) e prezzi finali troppo elevati. Un panorama sconsolante, ma realistico, che troppe volte viene tenuto nascosto. Forse perché in Italia parlar male del vino è peggio che toccare il Papa, la mamma o la Fiat. Eppure anche quest’anno la maggior parte delle regioni italiane, per liberarsi delle eccedenze in cantina, hanno chiesto al ministero delle Politiche agricole, la distillazione d’urgenza, il che non significa che rossi e bianchi nostrani non siano buoni, ma che vendere è un problema. Sempre ieri su Winenews, uno dei più autorevoli siti italiani di informazione sul vino, è stato pubblicato un rapporto di previsione della prossima vendemmia. A quanto pare la raccolta sarà meno abbondante del 2004, ma la qualità migliore. Tranne alcune regioni del Nord e del Centro, dove le piogge di agosto hanno ridotto le potenzialità dell’uva, in media gli enologi si sono dichiarati soddisfatti delle prime vendemmie di uve bianche e sono ottimisti su quelle rosse. Le lodi degli enologi, però, e l’indiscutibile qualità del made in italy, non sembrano fare troppa presa sui consumatori, visto che la maggior parte del vino resta nelle cantine o finisce per trasformarsi in alcol puro per uso industriale.

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