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Finanza&mercati

Sempre in mani francesi l’America’s Cup del vino ... Negli Stati Uniti gli ettolitri importati dall’Italia sono 2.231.544 per un valore di 770.544.000 euro. I cugini d’Oltralpe esportano 984.445 ettolitri e incassano 876.248.000 euro... Il primato per le vendite di vino negli Stati Uniti ci era stato tolto dagli australiani: nel 2005 la nuova vendemmia “spingeva” alle porte delle cantine, obbligando alla svendita delle giacenze a prezzi decisamente stracciati nei supermercati e nei discount d’America. Anche se è giustificabile la scelta del minore dei mali, la supremazia così raggiunta non diventa un vanto, tanto che quella dell’Australia è durata solo un anno per poi tornare all’Italia. Questo primato è da sempre italiano anche nel resto del mondo: è stato conquistato attraverso l’emigrazione, con oltre un secolo di passaparola e soprattutto con l’equilibrio dei prezzi e della qualità.
L’Italia è il primo produttore mondiale di vino per quantità e vanta pretese non elevate: sono recenti le azioni di promozione sulla qualità raggiunta e l’immagine. Ogni anno la produzione interna accarezza 60 milioni di ettolitri e il consumo pro-capite è inferiore ai 50 litri: questi fattori costringono a una gara continua per consolidare le posizioni, attraverso l’aspetto qualitativo, storico culturale e, non ultimo, attraverso il prezzo. L’esaltazione del riconquistato primato dalle esportazioni negli Stati Uniti è però la classica vittoria di Pirro se paragonata ai risultati ottenuti dalla Francia.
Resta deluso chi era convinto che le diatribe franco-statunitensi per l’intervento in Iraq avrebbero favorito il consumo di vini italiani: le chiassose ed esuberanti rotture di bottiglie francesi nelle squares non hanno prodotto i risultati attesi. Anzi. Negli Stati Uniti, il 2005 ha rilevato incrementi di importazione dalla Francia del 2,1% e i primi 8 mesi del 2006 hanno visto un’ulteriore crescita del 15,3%, rapportati allo stesso periodo dell’anno precedente, con un valore in euro aumentato del 17,1 per cento. Il vino italiano registra invece una crescita del 7% in volume e del 4,22% in valore negli ultimi due anni. Per capire meglio la differenza del nostro effimero primato vanno valutati i seguenti dati: gli ettolitri importati dall’Italia l’anno scorso sono stati 2.231.544 per un valore di 770.544.000 euro, calcolando che un ettolitro ha spuntato mediamente 345 euro. La Francia ha esportato 984.445 ettolitri e ha incassato 876.248.000 di euro, con un ettolitro pagato circa 890 euro. Insomma, con meno della metà di vino esportato, i francesi hanno fatturato 105 milioni di euro più dell’Italia: gran parte del merito dell’exploit va allo Champagne che da solo vale 366 milioni di euro (costo medio: 18,30 euro a bottiglia). Questi numeri dimostrano che il piacere della gola supera ogni prevenzione politica e i consapevoli francesi lo sfruttano al meglio.
I media italiani hanno dato ampia diffusione al riconquistato primato negli Usa senza prendere in considerazione i dati sopra citati: per stimolare l’orgoglio dei nostri produttori, invece, sarebbe stato meglio sottolinearli e ribadirli. Perché non basta quella cinquantina di cantine collocate tra Piemonte, Toscana e Sicilia che si sta consolidando oltre Atlantico, con vertici qualitativi di tutto rispetto. La storia è a favore dell’Italia perché la presenza della vite è qui antecedente rispetto a Francia e Spagna: sono stati Fenici e Greci a diffondere la coltivazione nei bacino Mediterraneo, gli Etruschi a introdurla in Maremma e Valpolicella in epoca preromana. È probabile che in Italia sia mancato l’ambasciatore giusto, quel Thomas Jefferson che, nella sua permanenza in Francia, scopri i vini di Bordeaux e di Sauternes e che, non appena divenne il terzo Presidente degli Stati Uniti non si fece mai mancare i vini di quelle regioni di cui diventò un vero promotore. Visitò anche il Piemonte, giusto il tempo per capire quanto il riso vercellese fosse migliore di quello della Carolina.
Purtroppo quando morì, nel 1826, l’Italia non era ancora uno Stato: in quegli anni però dalla Sicilia partivano velieri per Marsiglia con botti di vin medicine clic curava le cagionevoli produzioni d’Oltralpe, pratica continuata fino a qualche anno fa. Da non dimenticare la recente guerra del vino tra Francia e Italia che fa sbiadire perfino la rivalità emersa durante l’ultimo campionato mondiale di calcio.
(arretrato di Finanza&Mercati del 4 novembre 2006)

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