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Finanza&mercati

“Il mio segreto? Semplicità e fortuna” ... Viaggio nell’azienda Casanova di Neri dove si produce il Brunello giudicato il miglior vino del mondo dalla rivista Usa Wine Spectator. Il titolare: “Un buon prodotto si fa in vigna. La materia prima è fondamentale”. Prodotte l90mila bottiglie. Il 65% per l’export in particolare al mercato Usa...  “Come ci si sente a essere il produttore del vino più buono del mondo? Fortunati”. Giacomo Neri, titolare di Casanova di Neri, l’azienda agricola di Montalcino (Siena) dove si produce il Brunello che la rivista statunitense Wine Spectator ha definito il miglior vino del mondo, non perde la semplicità del suo essere “contadino”. Come lui stesso si definisce. “Ma quale imprenditore - dice, ancora visibilmente emozionato per il successo che gli è piovuto addosso - sono un piccolo produttore, un contadino, e tale rimarrò. Ho eredito l’azienda dal mio babbo e da lui ho imparato che nella vita per avere successo occorre essere umili, lavorare sodo e fare tanti sacrifici. In questo caso tuttavia - continua - il successo è dovuto anche alla fortuna di essere qui, a Montalcino, un territorio unico che esprime un prodotto che nessun altro riesce a eguagliare”.
Casanova di Neri è una piccola azienda immersa nel giallo autunnale dei vigneti che disegnano la collina ilcinese. Trecentoottanta ettari di tenuta, 40 dei quali a vigna, sette addetti che diventano venti durante la vendemmia e nei periodi in cui c’è maggiore necessità di attenzione ai filari. “Io credo - continua Neri - che un buon vino nasca in vigna. Certo anche la cantina ha il suo valore e qui mi avvalgo della collaborazione di un consulente enologo come Carlo Ferrini. Ma la materia prima svolge un ruolo fondamentale”. “E poi - commenta - quello che conta è il risultato di squadra, da chi lavoro in vigna all’ufficio, al cantiniere. Tutti quanti ci siamo sempre impegnati a lavorare al massimo”. La vigna che ha prodotto il Brunello da primato (Tenuta Nuova 2001) della Top 100 di Wine Spectator, è relativamente giovane, del 1993, ma ha una caratteristica che la rende unica. “Abbiamo - spiega Neri - piantato doni di un nostro vecchio vitigno Sangiovese.
E un clone irripetibile da altre parti”. L’unicità è la caratteristica che rende il Brunello (il disciplinare prevede che si possa mettere in commercio soltanto dopo cinque anni di invecchiamento altrimenti si tratta di Rosso di Montalcino) un vino conosciuto in tutto il mondo. A questo Neri somma la passione per il mestiere che fa. “Non c’è una ricetta per il mio successo. Faccio semplicemente con passione un mestiere che mi piace, l’azienda agricola è la mia vita. Alla tradizione di famiglia abbiamo unito la moderna tecnologia, ma anche tante notti passate in bianco a meditare sulle scelte fatte”. Casanova di Neri produce ogni anno l90mila bottiglie di vino, 50mila del solo Tenuta Nuova, quasi tutto, oltre il 65% venduto all’estero. “Andiamo molto bene - dice - sul mercato statunitense. Forse è per questo che siamo stati notati da Wine Spectator. Io fino all’ultimo non sapevo niente. E stato mio figlio, con messaggio sms a dirmi “siamo i primi” quando ero in Lussemburgo per una presentazione”. Mentre parliamo riceve una telefonata. Un’amica gli fa i complimenti. Poi, una volta chiusa la conversazione Neri, quasi imbarazzato ammette: “Certo non è facile abituarsi al successo. Io ancora quasi non riesco a crederci, non pensavo di arrivare così in alto. Inizio adesso a capire l’importanza del riconoscimento, ma quello che è certo è che rimarremo con i piedi per terra. L’umiltà è sempre stata una nostra caratteristica e continueremo su questa strada. Cercheremo di fare ancora meglio, lavoreremo con sempre maggior impegno perché vogliamo che la bottiglia parli di noi, del nostro territorio e di un prodotto di grande qualità e livello”. “Il riconoscimento ci fa apprezzare ancora di più il nostro lavoro”.
Quello di Giacomo Neri è un successo frutto non soltanto di passione e di unicità del territorio come quello di Montalcino, ma anche di investimenti. Come 3 milioni di euro spesi per la cantina, tre piani sotto terra, climatizzazione e umidità ideale ricreata con una struttura di cemento armato. “Abbiamo costruito la cantina - commenta - cercando di rispettare l’ambiente, con il minor impatto possibile. Le uve, per caduta, arrivano nelle vasche in acciaio dove fermentano, senza rimontaggi, poi sempre per caduta finiscono al piano del primo anno di invecchiamento che avviene in botti da sei ettolitri mentre il secondo anno lo passano in botti più piccole. Infine, sempre per caduta arrivano all’imbottigliamento dove affinano per un altro anno e mezzo. Cerchiamo il più possibile di non utilizzare pompe per i travasi”. Oltre al Brunello Tenuta Nuova, l’azienda agricola di Giacomo Neri produce anche altre due Brunelli, il Casanova di Neri e il Cerretalto oltre ad un rosso di Montalcino e un rosso doc, il PietradOnice di Sant’Antimo. Tutte etichette che contribuiscono alle circa l90mila bottiglie che ogni anno l’azienda immette sul mercato. “Il Brunello - conclude Neri - lo vendiamo quasi tutto su prenotazione. Anche il 2001 è già stato quasi tutto venduto”.
(arretrato di Finanza&Mercati del 28 novembre 2006)

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