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Finanza&mercati

Per Fedagri in arrivo inverno caldo ... Come conciliare una presa di responsabilità nei confronti di un governo (quindi di un Paese) confrontato a una finanziaria da mal di pancia alla necessità di salvaguardare lo sviluppo cooperativo del mondo agricolo? Provate a chiederlo a Paolo Bruni, presidente di Fedagri, la Federazione nazionale delle cooperative agricole e agroalimentari di Confcooperative.
“Fedagri è consapevole del fatto che l’intera manovra finanziaria era condizionata dall’obiettivo del risanamento dei conti, ma nonostante provvedimenti pur apprezzabili in termini di riconoscimento all’impresa cooperativa quale strumento più idoneo per costruire validi progetti di filiera e per favorire processi di aggregazione, non possiamo non prendere atto che tali intenti politici sono stati disattesi nella proposta di legge che il governo è sul punto di approvare nella prossima Finanziaria”. Di fronte a una platea presieduta da rappresentanti del governo (tra cui il ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali Paolo De Castro) e da oltre 200 cooperatori delegati in rappresentanza delle 3.700 cooperative agricole e agroalimentari associate (un colosso europeo con un fatturato complessivo pari a 24 miliardi di euro), Paolo Bruni ha avuto modo di esprimere le tensioni che hanno contraddistinto l’assemblea annuale di Fedagri tenutasi a Roma il 30 novembre.
Tra i temi di discussione affrontati ha naturalmente prevalso la Finanziaria, fonte di preoccupazioni maggiori per quanto riguarda il mancato ripristino del credito d’imposta per gli investimenti agricoli e, più in generale, una grave disattenzione del governo rispetto al ruolo imprenditoriale che le cooperative svolgono al servizio dei produttori organizzati. “Da qui la necessità di avviare una vera stagione di riforme - ha dichiarato Bruni - Il che significa in primo luogo un decreto legislativo a sostegno delle filiere gestite direttamente dai produttori agricoli. Poi, l’attribuzione dello status di Organizzazione dei produttori (Op) alle cooperative ed ai loro consorzi. Quindi, l’adozione di un Piano nazionale per lo sviluppo delle agrienergie (energie rinnovabili di origine agricola e forestale). Infine, il rafforzamento e l’internazionalizzazione delle imprese attraverso una razionalizzazione dei fondi disponibili e la creazione di una cabina di regia unica a sostegno del settore”. L’assemblea nazionale è stata anche l’occasione per Fedagri di verificare l’impatto della riforma avviata due anni fa dalla Politica agricola comune (Pac). Ne emerge un quadro in chiaroscuro con effetti dirompenti in realtà molto strutturate come il tabacco e il bieticolo-saccarifero, negativi nel comparto dei cereali, mentre per quanto riguarda l’olio d’oliva e il riso le ripercussioni sono state sostanzialmente positive.
Non così si può dire dei progetti di riforma delle Organizzazioni comuni di Mercato (0cm) che Bruxelles intende approvare nei prossimi mesi. Per settori vitivinicolo e ortofrutticolo, due settori nevralgici dell’Italia, si preannuncia un’autentica Caporetto. Tanto per citare due dati, l’Italia del vino rischia di perdere 70mila occupati e oltre il 23% della produzione. Non c’è che dire, l’inverno di Fedagri si annuncia molto “caldo”.

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