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Finanza&mercati

Scatta il “caro rosso” per salvare le bionde ... Il Regno Unito aumenta le accise sul vino (ma di meno sulla birra). E l’Italia alza la voce... Gli inglesi preferiscono le loro birre. E lo hanno dimostrato con il rialzo delle accise che ha marginalmente toccato le “bionde”, aumento di un pence (1,4 centesimi di euro), e pesantemente i vini: 5 pence (7 centesimi) per quelli fermi e addirittura 7 pence (10 centesimi) per gli spumanti. In questo modo, le accise che graveranno sul vino prodotto e importato nel Regno di Sua Maestà sono pari a 177,99 sterline per ettolitro (265 euro circa) per i vini fermi e a 227,99 sterline (circa 340 euro) per gli spumanti. “Escludendo la Vat, pari alla nostra Iva - ha spiegato commentando la notizia il sito Focuswine.it dell’Unione italiana vini (Uiv) - l’aumento per bottiglia si attesta a 1,33 sterline per i vini fermi, pari a poco meno di 2 euro, e a 1,71 sterline per gli spumanti, pari a circa 2,50 euro”.
La decisione ha suscitato forti contestazioni. A cominciare dalla “perfida Albione”, dove Jeremy Beadles, presidente della Wsta (la Wine&Spirit association), ha protestato in particolare per l’aumento dell’accisa sugli spumanti, che già sono gravati molto più dei vini fermi. Per arrivare in Italia dove il vino deve molto della sua attuale ripresa all’export. A far sentire la propria voce è stata Coldiretti. “L’aumento rischia di frenare le esportazioni Made in Italy sul mercato inglese, oltre il 12% del totale delle spedizioni nel mondo, secondo in Europa solo alla Germania”.
Ma Coldiretti calca ancor più la mano. “Dopo l’ulteriore crescita in valore del 2% nella presenza del vino italiano sul mercato anglosassone, si tratta - sostiene - di un evidente tentativo di distorsione della concorrenza a vantaggio della produzione di birra locale”. La decisione del governo di Tony Blair “annacqua” il successo 2006 delle esportazioni mondiali di vino made in Italy il cui valore è salito del 6,5%, quasi 3,2 miliardi di euro, dei quali 387,5 milioni realizzati proprio in Gran Bretagna. Duro anche il commento di Confagricoltura.
“Ancora una volta il vino è vittima della direttiva Ue che consente ai paesi membri dell’Unione di adottare accise diverse all’interno di ogni Stato soprattutto per il vino, la birra e i prodotti alcolici”. Il nuovo aumento delle accise in Gran Bretagna, a parere di Confagricoltura, è l’ennesimo caso di politica fiscale discriminatoria che tende a svantaggiare le produzioni importate e per questo considerate non proprie della cultura alimentare del Paese (l’aumento della birra è stato solo di 1 pence).

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