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Finanza&mercati

La regola è: bere meno, ma bere meglio. E vale anche per cinesi ed Europa dell’Est ... Malgrado i divieti medici, il terrorismo psicologico, la crescita dei prezzi e ben due generazioni educate a bibite gassate, il vino piace sempre. E la fiera di Verona lo conferma status symbol... In un quarto di secolo, il consumo pro capite del vino in Italia si è dimezzato: attualmente si attesta a circa 46 litri, mentre il costo di una bottiglia DOC si è quadruplicato nei 25 anni. Si può quindi ipotizzare che l’aumento dei prezzi sia in qualche modo il motivo del calo dei consumi, ma non è così poiché oggi si fa uso purtroppo di grandi quantità di stupefacenti, ben più cari del vino. Certamente sono cambiati i costumi: se una volta si beveva vino per incrementare calorie, oggi lo si degusta per emozione che non può essere quotidiana, ma cadenzata nel tempo, fattore che quindi partecipa al calo dei consumi. È noto che il settore “vino” sta conquistando sempre più giovani appassionati, li consolida e allontana poco alla volta i consumatori superficiali. Malgrado i divieti medici, il terrorismo psicologico, due generazioni educate a bibite gassate e la crescita dei prezzi, il vino si sta imponendo ai nuovi bevitori per il suo aspetto culturale e per la storicità, confermandosi come status symbol. In conclusione “bere meno, ma bere meglio” è attualmente lo slogan del settore.
Questo pensiero viene confermato dall’incremento di fatturato globale, nonostante la diminuzione dei volumi e dei prezzi all’ingrosso. Le esportazioni aiutano le aziende a non risentire della flessione interna, merito di mercati quali l’Est Europa e l’Oriente che promettono affari molto interessanti; nel Vecchio Continente, l’unico Stato che resiste al decremento è il Lussemburgo con circa 571 a testa, mentre quello che ha avuto la contrazione maggiore è la Spagna che nel 2006 è scesa a 251 rispetto ai 37 di 10 anni fa. Fanalini di coda sono i Paesi musulmani, con quote dello 0,2 e 0,1 litri annui, dove logicamente i consumi vengono determinati prevalentemente dal turismo internazionale.
In questa settimana, il vino apre il suo anno commerciale e la data che lo segna è il 29 marzo, con l’inaugurazione del 41 Vinitaly a Verona, la più importante esposizione enologica annuale, affiancata da quella biennale di Bordeaux. In questo contesto, Confagricoltura ha organizzato un workshop, il primo giorno, fra produttori italiani e buyers, proprio allo scopo di potenziare in Messico l’esportazione, per occupare posizioni migliori.
Al Vinitaly, con un colpo d’occhio si percepiscono le tendenze dei consumi futuri e le affluenze agli stand indicano il favore e le tendenze: la Sicilia è ancora trendy? I vini Piemontesi so- no in vera ripresa? La Toscana arginai decrementi dei Supertuscan e conferma il primato per il Chianti Classico? Nei vari padiglioni si intuisce se il vino bianco supererà in consenso i vini rossi e se le bollicine italiane avranno un futuro ancor più roseo. Nell’edizione precedente l’interesse dimostrato per i vini sardi è stato poi confermato dal mercato, così come per le produzioni abruzzesi.
Il “mondo vino” non soffre, nonostante le statistiche poco brillanti ed è necessario che il consumatore capisca che tante sono le componenti i cui costi incidono sulla bottiglia. Se fino a 30 anni fa il valore era determinato dalla vigna (50%), dalla cantina (30%) e dalla comunicazione (20%), oggi il 40% è comunicazione, il 30% cantina e il 30% vigna, dove i costi sono decuplicati in 20 anni. Alla comunicazione appartengono le fiere, (mediamente 5 manifestazioni all’anno, Vinitaly in testa), le degustazioni promozionali, gli eventi, qualche pagina di pubblicità e i gadget professionali: tutte cose indispensabili per vendere, che il consumatore superficiale non considera, ma inconsciamente pretende.

Consumo di alcol in Italia - Milioni di litri, dati riferiti a superalcolici, birra e vino
1975 - 12,8
1980 - 13,0
1985 - 10,6
1990 - 9,2
1995 - 8,2
2000 - 7,7
2005 - 6,9

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