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Finanza&mercati

Super euro frena il made in Italy verso gli Usa ... Con i suoi 300 milioni di consumatori con 44mila dollari di reddito medio e un Pil da 13.250 miliardi di dollari gli Usa restano il principale mercato per l’Italia. L’interscambio tra Belpaese e Stati Uniti si è chiuso nel 2006 con un attivo commerciale, per il nostro paese, pari a 20 miliardi di dollari. L’export ammonta a 32,7 miliardi cresciuto del 5,3% su base annua. È la fotografia scattata da Farnesina e Ice che nei giorni scorsi hanno rilasciato la versione definitiva del tradizionale rapporto congiunto sugli Stati Uniti.
Quello che emerge è un dato positivo ma che evidenzia anche forti limiti. Le importazioni dall’Italia crescono, infatti, meno di quelle dal resto del mondo e su base relativa la quota italiana del mercato americano è in diminuzione: dal 2,09% del 2002 all’ 1,76% del 2006.
In parte il fenomeno, che ha colpito anche gli altri grandi paesi europei ad esclusione della Spagna, è imputabile all’apprezzamento dell’euro. Al primo posto dell’export si collocano i prodotti meccanici (19,5%): sono oltre 6,5 miliardi di dollari di macchinari venduti nel 2006 (+6,3% rispetto al 2005). Segue la filiera della moda (18,5%), con 6 miliardi di dollari e un aumento del +2,6%.
Ma non è un andamento omogeneo: tengono bene l’occhialeria (+36%), la pelletteria (+16%), gli orologi (+10%) e la cosmetica (+6%). Mentre si registra un netto calo invece abbigliamento (-2,98%) e calzature (-2,1%).
L’agroalimentare e i vini italiani (9%) continuano la loro ascesa con un incremento dell’8,8% rispetto ai 2005. In particolare, l’export del vino è aumentato del 9% rispetto al 2005. Da rilevare l’enorme crescita dei prodotti petroliferi raffinati: +41%. L’Italia, infatti possiede la più grossa capacità produttiva di raffinamento del petrolio tra i Paesi dell’Unione Europea.

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