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I Viaggi Di Repubblica

Speciale VinItaly - Il tricolore del vino: Verona per cinque giorni sarà winecity. 4.000 aziende di 26 paesi fanno sfilare la loro migliore produzione. E l’Italia è decisa a conquistare il primato della qualità, forte di una storia millenaria, di una civiltà rurale ritrovata e di grandi progressi in cantina testimoniati dal boom dell’enoturismo ...

Per continuare questo itinerario della vite, c’è un’occasione invitante: dall’11 al 15 di Aprile si tiene a Verona il Vinitaly, la più importante rassegna continentale dedicata al vino (stand aperti dalle 10 alle 19, ingresso 20 euro, info 045/8298111). E oggi che si discute di globalizzazione e di gusto internazionale tra i padiglioni della fiera scaligera si può percorrere un diverso itinerario alla ricerca delle nostre peculiarità. Che il vino italiano sia diventato (o forse tornato ad essere?) il migliore del mondo ormai ci sono pochi dubbi. Certo i francesi ancora vantano i grandi Champagne, un pugno di inarrivabili bordolesi e borgognoni, ma la qualità media nostrana appare superiore. Perché abbiamo più varietà e abbiamo imparato a coltivare e vinificare bene, ma soprattutto perché abbiamo rimesso il vino, che oggi è più alimento dello spirito che del corpo, in sintonia col paesaggio. E allora scopriamo i nuovi territori del nostro vino. Non certo hanno bisogno di ancor più fama le Langhe in Piemonte (Barolo, Barbaresco, Barbera), il Chianti e Montalcino in Toscana, la Valpolicella (Amarone) in Veneto, ma c’è un’altra Italia che emerge prepotentemente. Girovagando con tutti i sensi all’erta tra gli stand del Vinitaly potremo disegnare una mappa delle nostre nuove terre da vino: a cominciare dal Sud che è in profonda trasformazione. E allora ecco la Sicilia che punta tutto sul suo Nero d’Avola ed è enorme giacimento vinicolo grazie anche all’opera dell’Istituto regionale della Vite e del Vino, ecco la Puglia che con Negroamaro e Primitivo si proietta sulla scena internazionale, ecco la Calabria che riscopre il Magliocco, e la Sardegna con il Carignano, il Cannonau e il Vermentino, e poi la Maremma toscana dove si producono i migliori vini del mondo alternando il Merlot e Cabernet Sauvignon. E poi l’Umbria con il Sagrantino, e le Marche che nobilitano il Montepulciano e il Verdicchio, il Lazio che torna prepotentemente alla ribalta con i rossi a base di Merlot ma anche della bistratta Cesanese, e la Campania che con Falanghina, Greco e Aglianico (straordianrio quello della Basilicata) è tornata all’eccellenza. E poi l’esplosione dei bianchi del Collio ma anche il Refosco, il Teroldego e il Marzemino del Trentino, le Bonarde dell’Oltrepò, il Rossese ligure, il Nebbiolo della Valtellina. Ecco questi sono oggi i nostri grandi autoctoni che sfilano nella rassegna veronese. Per raccontarci la storia delle nostre radici, per continuare lo straordinario viaggio della vite.

Vintur, con gli enoturisti per scoprire la campagna. E il 26 maggio Cantine Aperte

L’enoturismo ormai è una realtà consolidata della nostra offerta di vacanze. Si stima che i visitatori che vanno per cantine e vigne nel nostro paese siano tre milioni. E’ un desiderio di riscoperta delle radici, della ruralità, ma anche l’esigenza di conoscere più da vicino i territori del vino che spingono i visitatori nelle campagne. Per interpretare meglio questo fenomeno all’interno di Vinitaly quest’anno la Fiera di Verona - presieduta da Pierluigi Bolla – ha dato vita a Vintur, il salone dedicato all’enoturismo che si svolgerà dal 12 al 14 aprile. Si parlerà delle Strade del Vino, dell’ospitalità rurale, dei percorsi d’arte e del gusto che intersecano quelli delle vigne. Al centro della rassegna ci sono le offerte che tutte le regioni italiane propongono attraverso un network di ospitalità rurale che comprende gli agriturismi, i musei rurali, le escursioni naturalistiche, le degustazioni dei prodotti tipici. Visistando Vintur si potrà avere l’occasione di riscoprire la campagna. Protagonista di questa nuova offerta è senza dubbio il Movimento Turismo del Vino (presiduto da Ornella Venica) che anche quest’anno rinnova l’appuntamento con Cantine Aperte, la giornata d’incontro tra i vignaioli e i turisti. E’ stata fissata per il 26 maggio e avrà quest’anno un significato particolare perché si celebra il decennale della manifestazione. Per quest’edizione si prevede l’apertura di 900 cantine in tutta Italia e si punta a superare il milione di visitatori con un programma teso a valorizzare tutti gli aspetti della civiltà rurale.

Numeri e novità di vinitaly

Sfilano i big del vino tra quattromila espositori
A winecity trovano posto su oltre 60.000 metri quadrati 4.000 cantine di 26 Paesi. Sono attesi 150.000 visitatori da 80 nazioni. Un’edizione ipertrofica anche per il concorso enologico internazionale. Sono stati presentati 3.000 vini di 30 paesi. E anche quest’anno il Vinitaly soffrirà dei suoi mali endemici: mancanza di parcheggi, congestione del traffico, sovraffollamento nonostante 9.000 metri quadrati in più. Intenso il programma di convegni, seminari, incontri. Ma qui si viene soprattutto per scoprire le novità. Attesa c’è per la produzione siciliana di Zonin che presenta il Nero d’Avola del Feudo di Butera, per il nuovo vino Guadalberto che affianca il Sassicaia prodotto da Niccolò Incisa e creato da Giacomo Tachis, per la rinnovata produzione della Corvo, per l’Ornellaia, il vino migliore del mondo secondo Wine Spectator ora nelle mani della joint-venture italoamericana Mondavi-Frescobaldi. Novità da Antinori che ha in serbo un paio di bottiglie top secret, insieme alla nuova produzione pugliese. Attenzione anche la Caprai che oltre al Sagrantino presenterà vini sperimentali. E poi ci sono i grandi piemontesi (da Gaja a Conterno) con un’annata straordinaria di Barolo e Barbaresco così come le aziende chiantigiane: da Castello di Rampolla a Castello d’Ama, da Querciabella a Fonterutoli, passando per Ricasoli e Rocca delle Macie. Attesa c’è anche per chi ha investito in Maremma (Cecchi, Mazzei, Cinelli, Jacopo Biondi Santi) e i grandi Amaroni (Dal Forno, Masi, Allegrini). Infine fermento tra gli spumantisti: da Bellavista a Cà del Bosco da Ferrari a MezzaCorona a Cesarini Sforza per vedere come va il mercato delle bollicine.

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