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I Viaggi Di Repubblica

Calici in alto - Toscana: Sant’Antimo, rosso di fascino ... Scelsero non a caso il nome Sant’Antimo per sottolineare con quello del luogo il fascino del vino. Se non ci siete mai stati, fate tappa nel versante sudorientale di Montalcino in quel luogo di assoluta spiritualità: l’abbazia carolingia, tenuta ancor’oggi da monaci cistercensi che intonano laudi gregoriane, circondata da un Getzemani d’ulivi è sacralmente straniante! Ed è la dimostrazione – si parva licet - che un grande vino nasce solo da un grande terroir. Qual è quello di Montalcino che s’è presa il lusso di aggiungere (l’areale è sempre il solito, i confini del comune) alla Docg Brunello e alle Doc Rosso e Moscadello anche l’altra denominazione: Sant’Antimo, appunto. Per dimostrare attraverso la coltivazione di alloctoni (in particolare merlot, cabernet sauvignon e syrah che vengono talvolta aggiunti a sangiovese, più spesso proposti in un blend bordolese corretto o in purezza) l’eccellenza assoluta di questa terra da vino. E anche per preservare il Brunello da furbizie e tentazioni di ammorbidimento del sangiovese grosso di Toscana col taglio con merlot o cabernet sauvignon. Dunque ragioni di mercato sì, ma anche un’equilibrata gestione del territorio a fini vitivinicoli d’eccellenza. Perché e Sant’Antimo si impongono per morbidezza e souplesse (la barrique impera) per note fruttate pur in una tendenza alla profondità che è comunque la caratteristica principe dei vini di Montalcino. Vini di classe anche in questo caso da accompagnare a carni, salumi e salse.

Le aziende: Castello Banfi, Col d’Orcia, Gianni Brunelli, Caparzo

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