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Calici in alto - Trentino: la scommessa Muller ... Si discute e non da oggi se esistano dei vini bianchi capaci capaci di rappresentare un terroir pur ottenuta di vitigni alloctoni, cioè non tradizionalmente radicati in quella determinata zona. Esempi che possono supportare un parere favorevole ce ne sono tantissimi anche se degli autoctoni si riceve un’impressione di superiore “autenticità”. Ebbene una cantina sociale, la Cantina La Vis, ha sperimentato in Trentino una sua personale zonazione piantando vigne diverse in diversi territori. La scommessa più forte l’ha fatta su due opzioni opposte: il Muller Thurgau, vitigno nato da un inconcrocio tentato dallo svizzero Muller nelle colline di Thurgau ma acclimatatosi soprattutto nella zona prealpina italiana, e lo Chardonnay, vitigno omnibus ma che in coltivazione di altura assume nouances maggiormente floreali. Il Mullar radicato in Val di Cembra dà lae bottiglie più interessanti. Celebriamo la cantina La Vis per ricordare il mezzo secolo di attività e lo facciamo con la produzione bianchista perché, nonostante da questa azienda vitivinicola escano rossi di livello (Merlot, Cabernet, Lagrein) è sui “vini pallidi” che Fausto Peratoner ha espresso la più forte innovazione. Fino a teorizzare, nel simposio internazionale, che si tiene in Trentino ogni anno, che lo Chardonnay può ormai essere considerato un vitigno oriundo. E di fatti informa di sé buona parte della produzione viticola trentina. Insomma in tempi di globalizzazione si cercano almeno in vigna paternità locali.

Le migliori aziende: Maso Roncador, Maso Tratta, Sorni, Cantina La Vis

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