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I Viaggi Di Repubblica

Riflessi del passato ... Nel bellissimo centro della costa occidentale siciliana e nel suo territorio. Una storia che va dai Fenici alla valorizzazione nell’800 di un vino famoso nel mondo... ...Una grande e fertile
pianura incastonata tra Erice e Segesta, e un clima ideale mitigato
dallo Stagnone, la più grande laguna della Sicilia, chiusa al mare da
tre lati e disseminata di isolette, la più celebre delle quali è Mozia, il
cuore di quel famoso sandwich. Un comprensorio naturale e archeologico
che è candidato a diventare Patrimonio Unesco. Un luogo così
bello che a cavallo tra ‘800 e ‘900 fece innamorare perdutamente
la famiglia inglese dei Whitaker, originaria dello Yorkshire. Interessante
la storia di questa famiglia che scoprì per prima la vocazione
vinicola di Marsala. Tutto cominciò quando un ricchissimo commerciante,
Benjiamin Ingham, proprietario di miniere, compagnie di navigazione,
ferrovie, passò da Marsala, assaggiò il vino dolce che là si
produceva e intuì che poteva sostituire benissimo il Porto, che si beveva
in tutta Europa e che era diventato impossibile importare dal
Portogallo occupato dalle truppe di Napoleone. Ingham era scapolo
e non aveva eredi. Per installarsi a Marsala si rivolse alla sorella, sposata
a un pastore protestante, perché gli mandasse uno dei suoi nipoti,
che però morì poco dopo. Brutalmente, Ingham scrisse alla sorella:
“Tuo figlio è morto: mandamene un altro”. Così arrivò Giuseppe
Whitaker, che sposò una messinese e fece 12 figli. Solo 3 di loro
rimasero in Italia, tra cui Giuseppe junior, che diventò il vero erede
di Ingham: non solo sviluppò l’azienda vinicola, ma, appassionato di
archeologia, nel 1906 acquistò Mozia, isola di 40 ettari, finanziò scavi
imponenti e riportò alla luce i resti di un grande passato. Si scoprì
così che Mozia era stata uno dei più grandi insediamenti fenici in Sicilia,
insieme con Palermo (Panormo) e Solunto; si scoprì che fu distrutta
e ricostruita più volte; che era collegata alla terraferma con una
strada che ancora esiste e che è sommersa ma visibile appena sotto
il pelo della superficie del mare. Così come sono visibili le fortificazioni
della città, un mosaico a ciottoli di stile greco, due necropoli, un
santuario in cui venivano effettuati anche sacrifici umani, fornaci, case
di ricchi e meno ricchi. E nel 1979, la clamorosa scoperta: la sta tua in marmo di un giovane (Il giovane di Mozia)
che è un assoluto capolavoro. Alta circa un
metro e 90 centimetri, di fattura greca, risale al
V secolo a.C.. Forse è un auriga o una divinità
(Zeus o Apollo). Straordinaria la tunica pieghettata
che lo ricopre, scolpita con una leggerezza e
una tecnica che solo un grande artista può esprimere.
La statua è esposta nel museo che Whitaker
volle a Mozia insieme a molti altri reperti raccolti
nell’isola. Davanti al museo, il busto del mecenate,
che morì nel 1936 e fu pure ornitologo,
botanico, agricoltore. Ma Marsala è molto altro.
Nel 1969 fu scoperta nello stagnone, recuperata
e ricostruita, l’unica nave punica esistente al mondo,
esposta oggi al museo Baglio Anselmi, insieme alla Venere
Callipige, altra splendida statua di marmo - questa però romana -
del II secolo d.C.. E ancora, l’insula romana, i resti di una lussuosa
villa del III secolo d.C. dotata di impianto termale e mosaici. Se
volete c’è poi da visitare una Marsala sotterranea:
sotto la chiesa di S.Giovanni, edificata nel ‘500
dai Gesuiti, si apre una vasta grotta, costituita da
due vani, che secondo la leggenda era la casa della
Sibilla Lilibetana. Al centro una vasca quadrata
da cui sgorga, ancora oggi, l’acqua di una sorgente
sotterranea. Oppure c’è da vedere l’ipogeo
di Crispia Salvia, una camera funeraria con le pareti
interamente decorate con disegni e figure a
colori, realizzata tra il II e il III secolo d.C.. Un’alternativa
sorprendente sono gli otto splendidi
arazzi fiamminghi che un arcivescovo lasciò nel
‘500 alla città e che oggi sono esposti in un museo
apposito. O potete infine fare un altro tipo di
scelta e seguire l’itinerario del vino: l’Azienda Florio, splendido
esempio di archeologia industriale (risale al 1833) e una vastissima
scelta tra 80 cantine, vini D.O.C. e modernissimi impianti che
proiettano questo territorio nel futuro.

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