Uomo di pensiero e di azione (pacata), sorretta da profondità di analisi e dolce determinazione. Così percepisco Salvo Foti, il pioniere dei vini dell’Etna, filosofo di una viticoltura “primordiale” che vuole sfuggire alle etichette e punta al recupero della tradizione etnea millenaria, naturalmente sostenibile. Il Vino dei Vigneri è emblematico in questo senso: le uve di vigne ultracentenarie ad alberello, su suolo sabbioso, vengono vinificate nel palmento Caselle nel comune di Milo. Luogo di cui si avverte la sacralità, come se le antiche pietre suggerissero rispetto per la storia, e in cui l’esperienza dell’antica tecnica di vinificazione, ormai perduta, si trasferisce alle nuove generazioni. La struttura antica in pietra lavica “è tecnologicamente avanzata, grazie ai suoi tre livelli, dove si vinifica a forza di braccia e grazie alla gravità, anche mancasse l’energia elettrica - sottolinea Salvo. Il dimensionamento della vasca favorisce un esteso contatto delle bucce con il mosto e facilita l’estrazione delle sostanze coloranti dalle uve Nerello, che non ne sono ricche, e quindi si ottengono vini di colore più carico”. E in effetti il colore è più intenso rispetto ai “canoni” dei Nerello Mascalese e Cappuccio per condizioni e lunghezza della macerazione. Al naso, dopo i fiori e la frutta matura, arrivano aromi di erbe essiccate, pepe e bacche di ginepro. In bocca è fresco, elegante e persistente.
(Clementina Palese)
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