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Il Corriere della Sera

Il Cartizze bollicina dell’anno, la collina dalla povertà al primato. Polegato: “Una favola” … La favola della collina del Cartizze. Un c’era una volta con i contadini che scalavano i pendii per raccogliere l’uva con le gerle, e un presente sul podio. Un vino da queste vigne, tra i borghi che il poeta Andrea Zanzotto definì “cartoline mandate dagli dei”, è stato premiato come Bollicina dell’anno. È il Prosecco Superiore La Rivetta di Villa Sandi, la cantina di Giancarlo Polegato in cui le bottiglie riposano nei camminamenti sotterranei della Prima guerra mondiale. Il riconoscimento è arrivato dalla guida del Gambero rosso, che per 12 anni consecutivi ha premiato il Cartizze di Polegato con il punteggio massimo, i Tre bicchieri. Il traguardo racconta la trasformazione del piccolo mondo del Cartizze. Solo 107 ettari: resi unici dall’esposizione a Sud delle piante, dalla brezza dalle Alpi che cancella umidità e malattie delle viti, dal terreno emerso 5 milioni di anni fa, ricco di minerali. Per i francesi sarebbe un Grand cru. I contadini l’avevano capito da almeno tre secoli. Ma solo negli ultimi decenni il Prosecco di Cartizze e la sua collina, sono diventati il volano per trasformare generazioni di agricoltori che cercavano fortuna emigrando dall’altra parte dell’Atlantico, in benestanti vignaioli. I segni di come si viveva in questo chilometro quadrato nelle frazioni di Santo Stefano, Saccol e San Pietro in Barbozza (il comune è il trevigiano Valdobbiadene), sono ancora lì, “scrittura sul terreno, grafemi che si trasformano in fantasmi”, per dirla con Zanzotto. Sono i sostegni lacerati che reggono alcune vigne: i contadini erano così squattrinati da riciclare i pali di cemento dismessi dall’Enel negli anni Sessanta. Poi quel vino venduto sfuso, servito a tavola nelle caraffe, è diventato adulto. Di moda negli anni 70 come aperitivo, il Cartizze è stato l’arma per uscire dalla fatica di vivere. E il valore della terra è cresciuto di centinaia di volte: un ettaro di vigna di Cartizze vale un milione e mezzo di euro. Le bollicine si sono trasformate in oro per Polegato e gli altri 140 proprietari della zona a forma di pentagono, il cui la viticoltura è disciplinata per legge dal 1969. Un periodo d’oro, rafforzato dalla tutela dell’Unesco di questa e delle altre colline del Prosecco come Patrimonio dell’Umanità. “È un anno di grande crescita — dice il patron di Villa Sandi — stiamo esportando sempre di più. Quando, nel 2007, abbiamo conquistato il nostro ettaro e mezzo di Cartizze, abbiamo lanciato la prima versione Brut, più secca dell’Extra dry, un vino anche per pasteggiare. Un successo. Abbiamo conservato le vecchie viti che hanno quasi mezzo secolo e ne abbiamo aggiunto di nuove. Adesso esportiamo Cartizze, morbido, fresco e sapido, nei migliori ristoranti del mondo. Una bottiglia costa 25 euro, ma Christie’s in un’asta a Milano ha da poco battuto una cassa a 800 euro”. Piccola la zona, limitata la produzione: 1,2 milioni di bottiglie l’anno dall’intera terra del Cartizze. “Tra le vigne sono tornati a lavorare i giovani — racconta Polegato — la povertà del Dopoguerra è solo un ricordo. Quando ero un ragazzo sognavo di avere una vigna mia qui, ma non si trovava quasi mai un venditore. Ci sono riuscito perché un agricoltore aveva lasciato le vigne a nove eredi, che hanno preferito cedere. Una favola nella favola del Cartizze”.

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