Vino connection: da Lollo nuovo “processo” a Report … Non manca quasi più nessuno. Dopo Daniela Santanchè, Adolfo Urso, Ignazio La Russa, Maurizio Gasparri, Luigi Brugnaro e Vittorio Sgarbi, ecco anche Francesco Lollobrigida all’attacco di Report. La puntata andata in onda domenica scorsa sulla “vino connection”, dove si è raccontato l’utilizzo di uve pugliesi per realizzare il prosecco trevigiano e di sostanze “sospette” per migliorare la qualità del vino, ha fatto andare su tutte le furie il ministro dell’Agricoltura. “Abbiamo qualche nemico in casa. Chiamerò Ranucci per sapere perché dobbiamo avere sulla tv di Stato persone che aggrediscono i nostri prodotti. A fronte di qualcuno che non si comporta correttamente, ci sono migliaia di persone che col loro lavoro valorizzano la filiera”, afferma il ministro. Report, che domenica ha fatto il botto di ascolti con il 9,7 per cento di share (quasi 1 milione e 800 mila telespettatori), sembra aver fatto l’enplein perché, prima dell’attacco di Lollobrigida, c’era stata pure la diffida di Vittorio Sgarbi dal mandare in onda il servizio sul caso della tela rubata. Insomma, non passa settimana senza qualche colpo di cannone, quasi un accerchiamento al programma di inchieste, uno dei pochissimi della tv pubblica, da parte della maggioranza di governo. Sul caso specifico, dalla redazione si sottolinea come “non possiamo diventare noi il problema solo perché solleviamo problemi” e che durante la puntata “è stata fatta una netta distinzione tra sostanze legali e illegali” che si utilizzano per migliorare il vino. Tra l’altro, in ambito agroalimentare, si ricordano inchieste di Report contro le contraffazioni e a tutela dei prodotti italiani nel mondo. Insomma, viene respinta al mittente l’accusa di remare contro il made in Italy, come delineato dal ministro. Semmai il contrario. Sulla stessa linea di Lollobrigida anche il suo predecessore, il leghista Gianmarco Centinaio, secondo cui “Report continua la sua campagna denigratoria contro le eccellenze agroalimentari italiane”. A difesa di Ranucci si schierano Pd e 5 Stelle. “Lollobrigida considera Report un nemico in casa, come se la Rai fosse casa sua. Una lista di proscrizione ad personam. Vent’anni fa aveva l’editto bulgaro di Berlusconi, oggi l’editto nero di FdI, afferma Sandro Ruotolo, responsabile dell’informazione dem. Secondo il pentastellato Dario Carotenuto, invece, “il ministro dovrebbe dare risposte sulle questioni sollevate dall’inchiesta e non mandare pizzini ai programmi del servizio pubblico”. Quello del cognato di Giorgia Meloni è solo l’ultimo attacco. Nelle ultime settimane e mesi ci sono state denunce, diffide e querele da Daniela Santanchè, Adolfo Urso, dalla famiglia La Russa e, in ultimo, da Vittorio Sgarbi. Senza dimenticare Maurizio Gasparri, di cui Report ha svelato il suo ruolo come presidente della Cyberealm, carica che aveva tenuto nascosta al Senato al momento dell’elezione. Notizia che spiega la guerra del senatore forzista contro il programma, culminata con la convocazione di Ranucci (e Paolo Corsini) in Vigilanza. E su cui è in corso l’istruttoria della commissione per le immunità di Palazzo Madama. Oggi si riunirà il comitato ristretto presieduto dal leghista Manfredi Potenti per analizzare la memoria presentata da Gasparri e la documentazione che gli è stata richiesta, tra cui la delibera di nomina a presidente della società di cybersicurezza. Con l'alta probabilità, però, che il comitato ristretto “salvi” Gasparri schierandosi per la compatibilità tra i due ruoli. Orientando così il parere che poi dovrà esprimere la giunta.
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