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Il Gazzettino

Fiera Milano sfida Vinitaly: via allo show dell'Unione Italiana Vini. Accordo tra l'ente milanese e un'Unione Italiana Vini divisa. Castelletti (Veronafiere): "non lo temiano. Parlano i nostri risultati" ... «Nessuna guerra. Abbiamo solo raccolto le istanze di una parte dei produttori vinicoli italiani. Il Vinitaly resta di VeronaFiere». Ezio Rivella, presidente dell'Unione Italiana Vini risponde cercando di schivare le critiche e giocando al ribasso sul fronte delle polemiche, già esplose durante il 37. Salone organizzato dall'ente fieristico presieduto da Luigi Castelletti. Ma qualcuno aveva fretta, forse lo stesso Rivella, certamente la Fiera di Milano, così ieri la firma assieme al vicepresidente e amministratore delegato di Fiera Milano, Piergiacomo Ferrari all'intesa per una nuova rassegna vinicola biennale (come il Vinexpo di Bordeaux). Esclusivamente per gli operatori professionali, spiega Rivella e di "stile americano": il top della gamma con molte degustazioni e presentazioni di prodotti. Uiv e Fiera Milano si dicono pronte per una prima edizione già dalla tarda primavera del 2004. Giuseppe Martelli, direttore generale di Assoenologi, secondo cui Fiera Milano voleva comunque avere voce in capitolo, lancia però l'allarme: «l'universo-vino si sta ulteriormente frammentando con la nascita di nuove manifestazioni che non avvantaggiano il settore e rischiano di essere un flop». La nuova rassegna sarà gestita dalla Sifa, srl attualmente posseduta dall'Unione che cederà il 51\% a Fiera Milano spa. Sifa sarà trasformata in società per azioni con ricapitalizzazione a 300.000 euro. Meccanismo finanziario ineccepibile, eppure la decisione di dare vita a una nuova esposizione dedicata al vino (il settore vale quasi 9 miliardi di euro e il Vinitaly continua ad attirare -nonostante i tentativi del Salone del Vino di Torino- il mondo produttivo internazionale: l'ultima edizione ha visto quasi 4.000 espositori con 27 Paesi rappresentati e 135.000 visitatori) suscita molte preplessità. E in riva all'Adige più che preoccupazioni si guarda alla repentina accelerazione imposta dai milanesi alla chiusura dell'accordo con Rivella e soci. Anche perchè un altro accordo, con Verona, l'Unione l'aveva già preso in esame. Ne era seguita una spaccatura in seno alla stessa Uiv (ma Rivella smentisce divisioni) con figure del calibro di Gianni Zonin poi schieratesi a favore di Vinitaly e il rinvio di un paio di settimane per ogni decisione. In realtà sono bastate 72 ore (Vinitaly si è chiuso lunedì) per mettere nero su bianco. «Avevamo tutto pronto -dice ora Rivella- stiamo già lavorando per il primo appuntamento a Milano». E non risparmia una frecciata a VeronaFiere e al suo presidente: «Abbiamo capito che Castelletti non sarebbe stato in grado di concretizzare gli accordi proposti. E anche l'ultimo Vinitaly senza il nostro aiuto avrebbe avuto il fiato corto». Immediata la replica di Castelletti: «Conosciamo i movimenti della concorrenza. Non sarà allora sfuggito che Vinitaly sta ottenendo risultati sempre migliori grazie al proprio radicato retroterra che manca ad altri, a un marchio con visibilità internazionale e finalità coerenti con le aspettative delle aziende».

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