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Il Gazzettino

Anche la vendemmia fa i conti con la flessione dei consumi. Produzione: 53 milioni di ettolitri. Il basso costo premia. Dati finali di Assoenologi. Export in recupero ... Export in recupero e mercato interno difficile per il minore potere d'acquisto delle famiglie, fenomeno che non risparmia il vino. I dati a consuntivo della vendemmia 2004 forniti ieri al tradizionale appuntamento del Seminario Ratti organizzato da Assoenologi e Ice alla Fiera di Verona quest'anno s'intrecciano necessariamente con le problematiche legate ai consumi e all'erosione dei portafogli degli italiani. In realtà, come precisa Giuseppe Martelli, direttore generale di Assoenologi, la contrazione è generalizzata un po' in tutta Europa, ma certamente a casa nostra ci sono elementi preoccupanti. Eppure, Andrea Sartori, presidente della Confederazione italiana della vite e del vino, guarda agli aspetti positivi di una «Situazione non facile». Due i fattori a cui si richiama Sartori, emersi anche dallo studio presentato dall'Ice. «Nel 2003 la caduta del Made in Italy del vino è stata del 16\% in volumi, ma attenzione la Francia si dibatte in una crisi profonda e strutturale, molto più di noi. Poi fa sperare il recupero delle esportazioni avviatosi già nel primo semestre». La conferma viene da Stefano Raimondi, responsabile Linea vini, alcolici, bevande dell'Istituto Commercio Estero. Tra gennaio e giugno, le nostre esportazioni sono cresciute del 4,9% in valore e del 10,42% in volumi. Tradotto in ricavi si è passati da 1,25 miliardi del primo semestre 2003 a 1,31 mld di quest'anno. «Con la maggiore disponibilità di prodotto - dice Raimondi - si guadagnerà in competitività verso l'estero anche per effetto di una riduzione dei prezzi». Quantità, prezzi assieme a qualità sono gli snodi della vendemmia 2004 che segna un'inversione di tendenza dopo un biennio di campagne povere. Assoenologi stima che una produzione di 53 milioni di ettolitri (44,1 mln nel 2003) con incrementi medi del 20% e picchi fino al 35%. Una buona notizia, per i consumatori (orientati verso vini di costo più basso, testimoniata dall'incremento nelle vendite dei "vini da tavola" sui Vqprd) un po' meno per i produttori (almeno nel breve termine), viene dai prezzi. Qui la flessione è consistente, segno che si viene da una fase di "overpricing". In particolare, nel Veneto le contrattazioni per alcune varietà sono in calo di oltre il 35%. Doc e Igt del Friuli Venezia Giulia hanno subito scremature, all'ingrosso, fino al 30%, mentre in Trentino SudTirolo i prezzi sono mediamente inferiori del 15% sul 2003. Una buona vendemmia, qualità anche ottime e prezzi in calo: una leva per fare dei vini italiani un prodotto globale. Impegno che "passa" anche per i programmi di Veronafiere: «Con una nuova politica del Vinitaly - spiega il presidente dell'ente scaligero, Luigi Castelletti - che vuole essere partner attivo delle aziende italiane del settore».

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