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Il Giornale

“Ora, labora” e bevi bene. Ecco i vini delle abbazie … A Fossanova, nel. Basso Lazio, un evento unico che valorizza la viticoltura cistercense (e non)… Era il Natale del 1098. I monaci della neonata abbazia di Citeaux, In latino Cistercium, fondata da Roberto di Molesme come costola dell’ordine cluniacense, ricevettero in regalo un vigneto nei pressi dei Meursault, in Borgogna. E siccome i miti fratelli avevano escogitato il piccolo scisma proprio per il desiderio di adottare uno stile di vita più vicino a quello originario dei benedettini, e quindi anche di rimboccarsi le maniche del saio e di lavorare la terra, diventarono in breve tempo piuttosto bravi a fare vino, creando le tecniche che tuttora sovrintendono alla produzioni dei vini detti di Borgogna, tra i più rinomati del mondo. Erano natela Côte de Beaune e la Côte de Nuits, nomi che al solo pronunciarli fanno salivare la bocca degli enoappassionati. Era nata la tradizione dei vini di abbazia, che nei secoli successivi si sarebbe consolidata sempre grazie ai cistercensi, che delimitarono, recintarono e coltivarono il Clos de Vougeots, Il più famoso vigneto del mondo, accanto al quale costruirono una cantina, e una cuverie, l'edificio destinato alla vinificazione. Con questi presupposti inutile sorprendersi che i vini di abbazia siano tuttora una realtà prospera, con etichette di altissimo livello prodotte per lo più in Francia e in Italia. Provane ho avuto nel corso della seconda edizione di Vini d’Abbazia, la kermesse ospitata dall’Abbazia di Fossanova, nel Basso Lazio, che ha “convocato” una trentina di cantine monastiche, in alcuni casi gestite ancora dagli ordini religiosi e in altri casi affidate al piglio imprenditoriale dei privati. In Italia ci sono nomi importanti che fanno vini di Abbazia. Feudi di San Gregorio, grande azienda irpina, produce il Greco di Tufo Goleto, intitolato al monastero fondato nel 1133 che fa da sfondo al vigneto: Arnaldo Capra', in Umbria, riprende la coltivazione delle viti di Sagrantino nelle abbazie e nei conventi di Montefalco, di cui ci sono testimonianze fin dal Cinquecento anche grazie agli affreschi di Benozzo Gozzoli. In Friuli Livio Felluga fa vino nella collina di Rosazzo dove nell’Ottocento si insediò un eremita che, oltre a pregare e meditare, costituì un oratorio che divenne poi monastero agostiniano che insegnò ai locali la coltivazione della vite. In Toscana Antinori produce il Badia a Passignano, un Chianti Classico docg Gran Selezione, nei vigneti circostanti. In Franciacorta Bellavista dal 1990 si prende cura dei vigneti dell'Abbazia della Santissima Annunciata, baciata dal microclima generato dal Monte Orfano, e produce un bianco da uve Chardonnay potente e molto legnoso. Diverse le abbazia vitivinicole in Alto Adige: a Fossanova c’erano Muri Gries, Novacella e il Monastero di Sabiona della Valle Isarco, con i loro bianchi acuidi ed eleganti. In Toscana di nuovo con i vini del Monastero dei Frati Bianchi a Fivizzano (Massa), dell’Abbazia di Monte Oliveto Madore nel senese, della pieve di Valle Picclola nel Chianti; poi in veneto con l’Abbazia di Busco-Liasora e con quella di Pragiia; in Campania, nella penisola sorrentina, con l’Abbazia di Crapolla; e nel Piemonte di Beppe Marino, che guida un’azienda che nel monastero della Congregazione delle Figlie di San Giuseppe, noto anche come “Monastero delle suore del vino bianco”, fa un vino simbolo per la Valle Belbo. Infine il Lazio, padrone di casa, che esibisce le etichette dell’Abbazia di Casamari, di quella di Valvisciolo e delle Monache trappiste di Vitorchíano.

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