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Il Giornale

Bolle e sostenibilità. Così Piper-Heidsieck cambia la Champagne … Maison antica ma vocata al cambiamento racconta il futuro del vino più blasonato… È una delle maison più antiche della Champagne ma al contempo è da sempre tra quelle che più sa innovare e guardare al futuro di un territorio e di un vino troppo spesso legato alla tradizione in modo ossessivo. Piper-Heidsieck è stata fondata nel 1785 da Florens-Louis Heidsieck e ha aggiunto il cognome Piper al marchio con l’ingresso in azienda del cugino del fondatore, Henri-Guillaume Piper. Dal 2011 è di proprietà, con la maison “sorella” Charles Heidsieck, del gruppo Européenne de Participation Industrielle (Epi) guidato da Christopher Descours. Da vent’anni Piper-Heidsieck ha intrapreso un rigoroso percorso verso la totale sostenibilità dell'intero ciclo produttivo e può vantarsi di essere il primo produttore del territorio certificato B Corp. Inoltre vanta le certificazioni HVE (Haut valeur environnementale) e VDC (Viticulture durable en Champagne). Al di là delle medagliette, che pure contano, i valori forti che Piper-Heidsieck porta avanti vanno dalla riduzione dell’impronta di carbonio (l’obiettivo è del 61 per cento entro il 2030) al risparmio energetico (-40 per cento entro il 2025), dall’avere solo fornitori europei entro il 2030 alle pratiche ambientali sostenibili nei vigneti di proprietà (zero erbicidi, prodotti chimici, pesticidi, adozione di pratiche biologiche, di iniziative che promuovono la biodiversità nei vigneti, che si prestano a essere l’habitat di api e volatili), dalla conversione alla Vdc di tutti i fornitori entro il 2025 all’impegno per la parità di genere in azienda, dalla valorizzazione dei talenti differenti con il percorso “Nos Quartiers ont des Talents” alla piena lealtà nel rapporto con i vigneron indi pendenti che forniscono molte delle uve utilizzate. Tutte cose che ho testato con mano visitando l’azienda e alcuni dei suoi vigneti, in particolare quello di Courmas in occasione della presentazione del primo vino interamente firmato dal giovane ma già carismatico chef de cave della maison, quell’Emilien Boutillat che dal 2018 ha sostituito Régis Camus e che nel 2021 è stato nominato migliore enologo internazionale di vini spumanti all’International Wine Challenge. Boutillat, che guida anche il progetto Rare Champagne, ha accelerato il dinamismo aziendale spingendo sui temi della sostenibilità ambientale e dell’innovazione. La sua prima creatura P-H è l’Essentiel, un Blanc de Noirs che rimescola un po’ le carte di questa tipologia da sempre incaricata di rappresentare l'anima più scura e verticale dello Champagne ma che qui si scopre luminoso e seducente. Si tratta di un 80 per cento di Pinot Noir e di un 20 per cento di Meunier da dieci cru della Montagne de Reims, della Vallée de la Marne e della Côte des Bar, senza utilizzo di vini di riserva e con fermentazione malolattica svolta al cento per cento. Il vino è stato messo in cantina nel 2020 e sottoposto a un affinamento sulle fecce di 36 mesi, con il dégorgement avvenuto lo scorso marzo. Il dosaggio è moderato (5 grammi/litro), il contenuto alcolico basso (12°). Al naso esibisce un buon frutto, lievemente speziato; in bocca fresco ed elegante, spicca per equilibrio. La persistenza è notevole e il potenziale di invecchiamento non trascurabile. Gli abbinamenti consigliati sono piatti di pesce piuttosto complessi, piatti vegetali elaborati, salumi e formaggi di media stagionatura.

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