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Il Giornale

Una vendemmia difficile. E la Francia ci sorpassa … Eccessi climatici, tante piogge e la peronospera Produzione in calo (-14%), male il Centro-Sud… Forse non un annus horribilis ma di certo un annus difficilis il 2023 del vino italiano. La vendemmia che quasi dappertutto è iniziata o comunque si appresta a farlo si prospetta come tra le più complicate dell’ultima decade, con eccessi climatici che non hanno favorito una perfetta maturazione delle uve ma hanno complottato con malattie e funghi. Detto che naturalmente le condizioni variano di territorio in territorio, l'outlook più completo lo fa il centro Crea Viticoltura ed enologia: “La vendemmia 2023 - è la previsione del direttore Riccardo Velasco - si presenta segnata dalle piogge e dal freddo primaverili, che hanno ritardato la maturazione delle uve posticipando la vendemmia di una settimana rispetto alla passata stagione. Avremo meno produzione del 2022 ma con un interessante profilo aromatico, grazie alle temperature più fresche di questo periodo”. I viticoltori italiani ricorderanno questa estate “per la grandine e l’aggressività di alcune malattie fungine, peronospera in primis”. I danni maggiori soprattutto nel Centro-Sud e naturalmente nella Romagna devastata dalle alluvioni di maggio. Qui si prevede un calo della produzione tra il 10 e il 15 per cento, mentre al Centro-Sud la contrazione dovrebbe essere del 5/10 per cento. Lieve aumento al Nord, dell’ordine del 5/10 per cento. Di “vendemmia con luci e ombre” parla anche il presidente di Confagricoltura Massimiliano Giansanti, che dà per certo il sorpasso da parte della Francia che con 50 milioni di ettolitri torna prima per produzione superando l'Italia con 43 (-14 per cento). Anche se poi i nostri cuginetti hanno le loro gatte da pelare, con una contrazione della domanda che ha costretto il governo a chiedere all’Ue 200 milioni di euro per finanziare la distruzione del vino in eccesso e procedere a espianti di vigne. Ma torniamo da noi e vediamo come sta andando in alcuni territori. Al Nord come detto problemi minori: in Piemonte l’annata 2023 si profila di qualità media, anche se, come dice Mario Ronco, enologo del Monferrato, “determinante sarà l’andamento climatico dell’ultima parte della stagione, soprattutto per le uve rosse tutto può ancora cambiare”. In Franciacorta la vendemmia è già in stato avanzato e le abbondanti piogge hanno garantito un buon carico produttivo. Ottimismo anche in Oltrepò Pavese, altra terra di grandi bollicine. In Alto Adige la vendemmia è tornata ai tempi consueti dopo lo straordinario anticipo dell’anno scorso, ma l’estate umida è un pericolo e ora i vignaioli sperano che le ultime due settimane portino scarse precipitazioni, notti fresche e giornate assolate. Dal Prosecco il grido di allarme di Sandro Bottega, titolare di una storica azienda, che ha parlato della vendemmia più difficile degli ultimi quarant’anni a causa del “maltempo, delle difficoltà a trovare personale e di fattori come il poco zucchero a disposizione e la bassa acidità”. Servirà esser bravi in cantina, “grazie a selezione delle uve e tecniche enologiche accorte”. Annata complicata anche in molti territori toscani come Montalcino, con le forti piogge che hanno facilitato il dilagare della peronospera. Stessi guai in Abruzzo, mentre in Puglia alcune aziende come Torrevento stimano una perdita quantitativa fino al 40 per cento. Particolari difficoltà in Salento, nelle terre del Primitivo e del Negramaro. E mentre Coldiretti Calabria parla di una produzione regionale che “non entrerà nella storia”, in Sicilia si stimano perdite fino al 35 per cento. A sorridere e brindare saranno in pochi.

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