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Il Giornale

Zonin, bottiglioni addio. La scalata del cavalier Gianni nel Gotha del vino ... Incontrare e parlare con Gianni Zonin, aiuta molto perchè le cifre in sè sono fredde: "noi siamo nel vino dal 1821 ma questo vuol dire poco perchè anch'io captavo diffidenza davanti ai miei prodotti. Non mi sono mai arrabbiato per questo, io sono convinto che prima devi dare e poi pretendere, prima devi dimostrare di valere e poi aspettarti gli appalusi e quando facevano quantità era giusto essere giudicati per i numeri. Adesso non più. Chiamo quanto ho fatto - e quanto farò - la mia rivoluzione in nome della qualità. Ecco, d'ora in poi vorrei essere giudicato per quello che coltivo e raccolgo, vinifico e imbottiglio. Penso di essere giunto su buoni livelli, non so se eccezionali ma buoni sì e così ad una degustazione vorrei un giudizio che non sia influenzati dal passato". Anche se la Zonin ha 181 anni, gli uomini che hanno impresso un timbro sono due e vicini a noi: Domenico e suo nipote Gianni. Domenico, il patriarca ... il cavalier sarebbe entrato in azienda nel '57, otto anni dopo Domecico gli cedeva il comando: lo zio diceva sempre "va pian e fa presto". Di primo acchito parrebbe un paradosso, invece no. Con le sue parole aveva messo a fuoco un regola fondamentale del marketing: pensare molto, ponderare con attenzione ogni singolo aspetto di un progetto e quando sei sicuro della sua fattività, realizzarlo senza alcun indugio"... Ora la Zonin ha la testa a Gambellara, nove cantine e 11 tenute di famiglia sparpagliate in sette regioni italiane: "sono quelle a maggiore vocazione vitivinicola ...". Da poco tempo, ecco il marchio Gianni Zonin Vineyards che sta alla Zonin classica come la Ferrari alla Fiat: da un lato il quotidiano, le utilitarie, dall'altro i cru, i bolidi da 300 all'ora ... "molti confondono la qualità reale e quella virtuale. Non è dificile fare un grande vino virtuale, bastano poche uve, pochi mezzi per sfornare 3 o 4 mila bottiglie perfette ma rappresentano lo zero virgola zero del mercato, sono l'hobby di un signore che ha deciso di dimostrare a se stesso il suo valore in cantina. Ma se davvero un produttore vuole incidere sul mercato deve sapere produrre milioni di bottiglie, non poche migliaia, e piazzarle ovunque. Io esporto in 68 Paesi, l'estero rappresenta il 40% del fatturato, e vedo cosa fanno gli Usa e Cile, Sudafrica e Australia, col loro dinamismo ci stanno surclassando e quando si risveglierà la Francia saranno altri dolori. L'Italia deve crescere, darsi strutture, imparare a fare qualità nella quantità". Partendo dalla storia.

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