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Il Giornale

Bruxelles: Siluro ai vini italiani il Chianti si potrà fare anche in Australia ... Il Chianti prodotto in Australia, il Recioto in Cile, l’Amarone in Sud Africa e il Morellino in California: sarà possibile grazie a una geniale pensata dell’Unione Europea che ieri ha deciso di approvare la possibilità per i Paesi Terzi di utilizzare liberamente ben 17 denominazioni tradizionali italiane tra cui, appunto, quelle citate. E sarà difficile proteggerle perché non sono legate a una zona di produzione ben definita. “Questo non solo recherebbe fortissimi danni a uno dei settori più vitali dell’agricoltura italiana, quello del vino, ma rappresenterebbe un pericolosissimo precedente per la tutela di tutte le produzioni tipiche di qualità di cui il nostro Paese è leader indiscusso” ha detto allarmato il presidente di Confagricoltura Augusto Bocchini. La decisione presa ieri a Bruxelles “rischia di favorire ulteriormente la diffusione internazionale di imitazioni che ci richiamano ai nostri vini di eccellenza”, ha scritto ieri il presidente della Coldiretti, Paolo Bedoni, al presidente della Commissione Europea, Romano Prodi, e al commissario alla Concorrenza, Mario Monti. Una decisione, ricorda Bedoni, che ha trovato l’opposizione di tutti i Paesi europei produttori di vino. “E’ un gravissimo attacco al vino made in Italy” ha detto il presidente dell’Unione Italiana Vini, Ezio Rivella. Che però ha avanzato una proposta: “L’unica via d’uscita è depositare i nomi come marchi d’impresa, una soluzione già adottata dal Brunello di Montalcino, registrato da alcuni anni come marchio in molti Paesi, tra cui Stati Uniti, Canada e Giappone. Visto che non si può più contare su una tutela a livello comuniatario, dobbiamo affidarci a una logica strettamente commerciale e cominciare a depositare in tutto il mondo i noi dei nostri vini come se fossero dei veri e propri marchi. I consorzi devono attenersi per registrare al più presto le proprie menzioni nei principali Paesi”.

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