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Il Giornale

Gruppo in crescita - Le star del Giv: tredici cantine in dieci regioni ... Un vento ottimista spira sulle dieci regioni coinvolte dal Gruppo Italiano Vini: la più importante realtà italiana chiude l’esercizio 2004 con un fatturato aggregato di 270 milioni di euro, segnando un 4,8% nel bilancio. Risultati encomiabili considerato un quadro macroeconomico sfavorevole con un mercato americano penalizzato dal cambio dollaro/euro. Merito di un posizionamento corretto dei prodotti di (qualità al giusto prezzo) e di un’oculata gestione degli investimenti nel mercato, in particolare nella distribuzione, campo sul quale, secondo l’amministratore delegato Emilio Pedron, si giocherà la partita competitiva dell’immediato futuro.

Il presidente Rolando Chiossi ha annunciato un passaggio importante nella storia del Giv, una cooperativa di secondo grado, composta da 13 cantine: è stata approvata all’unanimità la ristrutturazione societaria che si articolerà in due fasi. La prima, nel 2006, vedrà la costituzione di una società per azioni, che farà capo all’attuale cooperativa. Nel 2008 sarà effettuato un importante aumento di capitale della spa che sarà messo a disposizione di patner esterni da definire.

L’obiettivo è crescere, poiché l’attuale nanismo aziendale nostrano può essere pericoloso se pensiamo, come ha sottolineato Pedron, che quattro aziende rappresentano il 61% del mercato Usa mentre in Italia le prime 15 non arrivano all’8%. Tornando al Giv, particolare soddisfazione giunge dalle aziende del Sud, che hanno ottenuto risultati superiori alla media del Gruppo. E allora complimenti alla piemontese Ca’ Bianca, alla lombarda Nino Negri e al suo fantastico Sforzato, alle venete Lamberti, Folonari, Santi e Galtarossa, alla friulana Conti Formentini alle toscane Melini e Fattoria Machiavelli, all’umbra Bigi e alla laziale Fontana Candida. Ma doppio applauso per le Terre degli Svevi in Basilicata (dove cresce per fama e qualità l’Aglianico Re Manfredi) per Castello Monaci in Puglia a Salice Salentino (Primitivo e Negroamaro) e per la siciliana Tenuta Rapitalà. Per un brindisi, suggeriamo dunque il fascinoso Nuhar, uvaggio di Nero d’Avola (70%) e Pinot (30%).
Sodalizio di due grandi vitigni, l’autoctono Nero d’Avola che nei vigneti della tenuta si arricchisce di tannino e corposità e l’internazionale Pinot nero che al caldo di Sicilia risponde, se ben gestito, con colore, dolcezza e spessore.

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