02-Planeta_manchette_175x100
Allegrini 2024

Il Giornale

Al Vinitaly la guerra delle bottiglie. Guai anche per sua maestà il Brunello ... È proprio un periodo che noi italiani non possiamo pre­scindere dai francesi e dalle bot­te che ci danno in capo. Li avre­mo pure sconfitti nella finale cal­cistica planetaria di Berlino 2006, ma poi hanno nazionaliz­zato Carla Bruni, vorrebbero az­zerare l’Alitalia, ci rimpiccioli­scono a livello ristoranti Michelin, hanno dubitato della nostra mozzarella di bufala quando noi siamo i primi sostenitori dei loro formaggi e anche del loro Cham­pagne. Mannaggia ai nostri cugi­ni, da cui abbiamo solo da impa­rare a livello di marketing. Nella giornata inaugurale del 42° Vini-taly a Verona, si torna a parlare di etichette e cosa salta fuori? Che le hanno inventate loro, i francesi. Tutto merito, guarda caso, dello champagne. Prima del Settecento pare che nessuno
etichettasse le merci agroalimen­tari. Poi è successo che Dom Perignon inventasse le bollicine e con esse il primo vino che anda­va imbottigliato perché impossi­bile per le damigiane. Prima il nome del produttore, poi la zona di produzione, quindi il vitigno, le denominazioni e i consorzi, le note allegre e da poco quelle ma­cabre come per le sigarette. Ieri convegni e appelli. La Coldiretti ha attaccato una volta ancora il ministro De Castro e la possibili­tà data a chi produce vini da tavo­la, qualcosa come il 60% del mer­cato, tantissima quantità ma ben scarsa qualità, di precisare annata (e fin qui passi) e vitigno, il vero problema perché siamo in Italia. Nel senso che molti pro­duttori si stanno attrezzando, vitando in Romania e paesi impro­babili, uve sagrantino, la più a rischio taroccamento, quindi ver­naccia, prosecco e aglianico. Questo perché sarà possibile commercializzare questi vini, na­ti all’estero e imbottigliati in Ita­lia, con etichette del tipo Sagran­tino 2009 (scritto bello grande) Vino da Tavola (scritto ben picco­lo). Finirà che l’esperto cercherà il Sagrantino di Montefalco Docg, poi, come per i vari balsa­mici, troverà chi lo spernacchierà perché ha trovato un “otti­mo” Sagrantino a pochi euro.
E questo non è il solo grattaca­po per il mondo enologico italia­no. Le maggiori aziende produttrici del vino italiano più famoso nel mondo, il Brunello di Montalcino, sono sotto inchiesta dalla magistratura di Siena con l’ipote­si di frode alimentare.
Secondo le ipotesi dei pm tredi­ci case vinicole avrebbero viola­to il disciplinare di produzione del Brunello utilizzando uve non Sangiovese nell’arco di tempo fra il 2003 e il 2007.I magistrati hanno anche disposto il seque­stro delle bottiglie dell’annata 2003 di alcune delle più celebri case di produzione: Antinori, Frescobaldi, Argiano e Castello Banfi. Il presidente del Consor­zio a tutela del Brunello, France­sco Marone Cinzano ha sottoline­ato come il “danno d’immagine sia grave; ovviamente noi voglia­mo che la magistratura faccia il suo lavoro, ma chiediamo che si concluda in tempi brevi”.

Copyright © 2000/2024


Contatti: info@winenews.it
Seguici anche su Twitter: @WineNewsIt
Seguici anche su Facebook: @winenewsit


Questo articolo è tratto dall'archivio di WineNews - Tutti i diritti riservati - Copyright © 2000/2024

Pubblicato su