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Il Giornale

Brunello sequestrato, inchiesta nata da un blog ... Il sito avrebbe riportato la ricetta del vino tagliato con uve non previste. dal disciplinare. L’allarme del Consorzio: “Posti di lavoro a rischio”... Un esperimento di miscelazione delle uve vecchio di anni, ripreso da un libro e poi raccontato da un blog. Da qui sarebbe nata la ricetta alternativa adottata da alcuni produttori di Brunello per “ammorbidire” con uve meno nobili la purezza del Sangiovese, prevista dal disciplinare del vino italiano più noto del mondo.

Lo stratagemma sarebbe servito a rendere il vino più adatto a palati stranieri e favorire le esportazioni. La cosa però non sarebbe andata giù a un produttore purista, che si sarebbe rivolto alla Procura di Siena, scatenando l’inchiesta che ha portato al sequestro di intere partite di Brunello. Un’inchiesta che sta facendo scalpore nel mondo e provocando un mare di preoccupazioni ai produttori in questi giorni tutti al Vinitaly di Verona. In realtà dagli inquirenti non arriva alcuna conferma a questa ricostruzione degli eventi circolata ieri nelle agenzie di stampa. Comunque sia andata, una cosa è certa: la Procura di Siena ha preso molto sul serio l’inchiesta e si sta muovendo in forze per far luce sui presunti “tagli” effettuati da alcuni produttori con vitigni (Merlot e Cabernet Sauvignon principalmente) non ammessi dal disciplinare di produzione. Sotto pressione ci sono nomi del calibro di Antinori, Frescobaldi, Argiano e Banfi, in pratica un terzo dell’intera produzione di Brunello ma i rappresentanti del consorzio e delle istituzioni si affannano a buttare acqua sul fuoco e avvisano delle conseguenze commerciali e occupazionali che lo scandalo già comporterebbe per l’area montalcinese: “Da un lato bisogna attendere con fiducia l’esito delle indagini - dice il presidente del Consorzio, Francesco Marone Cinzano, seguito a ruota dall’assessore regionale all’Agricoltura Susanna Cenni - ma dall’altro bisogna far presto, perché il sequestro del vino ne blocca la vendita, mettendo in crisi la liquidità delle aziende e quindi centinaia di posti di lavoro”.

La situazione sembra però più complessa di quanto inizialmente ammesso. Il numero di ettari denunciati formalmente a Brunello, ma ri scontrati con varietà non ammesse, non sarebbe infatti di 17 ettari, come dichiarato dalle autorità consortili, ma di quasi 100, e il fenomeno riguarderebbe la quasi totalità (anche se in alcuni casi con percentuali minime) delle grandi aziende montalcinesi. Più della metà delle quali sarebbe inoltre stato visitato nei giorni scorsi, simultaneamente, da una trentina di pattuglie della Guardia di finanza munite di mandato di perquisizione per gli uffici e, in alcuni casi, perfino per le abitazioni di titolari, amministratori e dirigenti, con la scoperta di documenti che in molti casi comproverebbero la frode. La vicenda del Brunello certo è ben diversa dall’altro caso del momento, la sofisticazione del vino in brik: non ci sarebbe comunque pericolo per la salute. Ma il danno d’immagine ed economico potrebbe essere devastante.

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