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Il Giornale

San Patrignano lancia una scommessa chiamata Vite ... Tra i vigneti un ristorante pensato per sette anni, dove tutto nasce in casa, pure il lepriglio, un incrocio tra lepre e coniglio... A Coriano
in Romagna
l’ultima novità
della comunità contro la droga... Il più famoso ristorante al mondo? Il Bulli dei fratelli Adrià in Spagna. il ristoratore più prolifico? Un francese, Alain Ducasse, a cui manca in pratica solo un bistrot in Antartide per essere presente ovunque. E se Pierre Hermé, francese a sua volta, è il pasticciere di culto nel globo intero, nessun altro locale avrà mai l’intensità di un’insegna prossima all’apertura: Vite.
Quattro lettere, v-i-t-e, per giocare sui vigneti che lo circondano e, soprattutto, per portare in primo piano tutte le esistenze che danno forza e spessore al progetto. C’è il ricordo di una figura poderosa da cui tutto è partito, Vincenzo Muccioli, e c’è suo figlio Andrea che ne prosegue l’opera. Pensi alla Comunità di San Patrignano, sanpatrignano.org, fondata trent’anni fa sulle colline alle spalle di Rimini, e il pensiero va alla lotta contro le tossicodipendenze.
Visiti Sanpa e resti impressionato
dalla costante ricerca della qualità in ogni sua forma. Uno si sente anche a disagio perché non sai bene come porti nei confronti dei ragazzi ricoverati, circa 1.800. La loro carica umana dovrebbe essere presa a esempio. E contagiosa e presto capisci che la cosa giusta, l’unica, è di trattarli da uomini e basta, non da sfigati, malati o cose così, umilianti e sciocche.
Li si aiuta lungo il percorso di recupero e Vite è l’ennesimo tassello, accanto al vino e ai cavalli (da concorsi ippici), ai salumi e ai formaggi fino a un totale di 57 centri di formazione professionale. Ma il ristorante rappresenta qualcosa di un ico perché, a differenza di diverse situazioni simili, che uno frequenta per pietà, per fare il buon gesto di carità e chissenefrega della qualità, Andrea Muccioli vuole fortemente che Vite sia giudicato dalla critica, guide, giornali, blog, come si fa con la Pinchiorri o il Pescatore, senza fare sconti di carattere umano. Per essere chiari: se arriverà la stella, sarà quella della Michelin e basta.
Si andrà da Vite per stare bene, non per fare del bene. Per questo c’è un altro sportello, ad esempio la e-mail donazioni@sanpatrignano.org. Si tenga conto che ogni persona in terapia costa 11800 euro all’anno, totalmente a carico della comunità. Allo Stato non viene chiesto nulla e alle famiglie pure.
il ristorante se ne sta sulla sommità di Montepirolo, collina più bassa rispetto a quella vera e propria della comunità dirimpetto. Tra le due, soprattutto i filari di uva e in basso, nell’incavo, la cantina. Lo sguardo spazia per 360°, con l’infinito del mare da una parte e San Marino e L’Appennino dall’altra. Tre livelli: cantina, piano terra e primo piano. Si può desinare in tutti e tre. Sotto il tavolo delle feste, una ventina i Coperti, circa diecimila le bottiglie che dormono attorno, protette da un cristallo. Alcune sono sogni racchiusi nel vetro, i grandi rossi italiani, i migliori chateaux, le maisons dello champagne: “Arrivano per buona parte dalla mia cantina privata”, ammette Andrea Muccioli.
Sopra ecco il bar a mo’ di galleria, con i suoi tavoli e un terrazzo vista Adriatico. A piano terra il ristorante vero e proprio che a definirlo a vista può apparire riduttivo. La cucina è letteralmente nel ristorante, solo i dessert sono preparati separatamente, dietro il muro sul fondo su cui sono appoggiati due spiedi in vertica1e e una griglia a legna orizzontale. La cappa aspirante parte dal soffitto, taglia l’aria e si ferma sopra le piastre. E la cucina ha per perimetro i banchi per le preparazioni due, e il pass per l’impiattamento dove i cuochi lavorano come attori sul palcoscenico. Il loro rodaggio sta per avere termine. Vite dovrà aprire entro il 30 maggio, inaugurazione di Squisito, il salone delle buone cose e delle belle azioni.

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