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Il Giornale

Tutti pazzi per il critico fai-da-te che passa la Michelin ai raggi X ... Ex dipendente della Shell in un anno mangia in tutti i ristoranti a tre stelle. Risultato? Ne boccia metà. E diventa una star sul web... Gira il mondo a caccia di sapori e li racconta sul web Andy Hayler. Semplicità e rigore. Fantasia e amore per la buona cucina. Lavorava per la Shell questo signore inglese, poi si è messo in proprio e ora oltre a occuparsi di sistemi informatici per grandi aziende, si è ritagliato sempre più tempo da dedicare al suo hobby: recensire ristoranti. Non bisogna acquistare nessuna guida famosa per leggere il parere di mister Hayler, i suoi giudizi navigano gratuitamente, sul web. Ha iniziato a farlo per gli amici con una sorta di bollettino, l’embrione del suo sito internet, lo stesso che è diventato capace di condizionare chef di prima categoria, difficili gourmande e i critici più famosi, perché dai locali londinesi è passato ai ristoranti più famosi del mondo. Li ha provati tutti quelli insigniti dalle prestigiose tre stelle Michelin, uno per uno, cinque sere a settimana, pagando di tasca propria e contando su un’assistente di fiducia: sua moglie. Sessantotto in tutto, ma a detta di mister Hayler solo trentasei le meritano davvero, “mentre ce ne sarebbero altri con soltanto due stelle, che ne varrebbero tre”. Tremano i grandi critici di tutto il mondo, perché di questi tempi le recensioni più seguite si leggono sul web. Accessibili a tutti hanno conquistato gli amanti della cucina per la loro immediatezza e così dove andare a cena si sceglie spulciando tra blog e forum, che gli stessi ristoratori non possono più ignorare. È il potere del tam tam on line ed è naturale che ora le critiche più aspre siano diventate quelle che navigano in rete, a portata di tutti. Il segreto del successo delle recensioni di Hayler? Filippo La Mantia, il famoso cuoco siciliano che ha sostituito aglio e cipolla con pesti di agrumi non ha dubbi: “Quest’uomo è disinteressato, è questo è l’unico modo per scrivere critiche capaci di fare davvero l’interesse dei clienti”. Semplicità come parola d’ordine, “perché le persone si sono stancate del business del food, hanno bisogno di sicurezza, di capire come nascono i piatti attraverso un linguaggio familiare che non trovano certo nelle solite guide famose, ma sempre più spesso on line”. Non viaggia mai senza il suo taccuino mister Hayler, per ogni piatto diligentemente prende nota di tutto, un insieme di particolari che poi riesce a riportare con precisione, e però senza mai appesantire le sue recensioni, sempre di facile lettura, anche per chi di cucina non capisce un granché. “Dò i voti a ogni piatto e prendo in considerazione la presentazione, la qualità degli ingredienti, l’esecuzione e l’armonia dei sapori”, spiega Hayler, che per mantenersi in forma nonostante il suo hobby dedica tassativamente settantacinque minuti al giorno in palestra, “un piccolo sacrificio per smaltire le calorie”. Spulciando nel suo sito si scopre che il migliore ristorante si trova in Germania: “Lo Schloss Berg di Perl-Nennig è in un edificio bruttino di fianco a un hotel casinò, ma il cibo è eccellente”; tra gli inglesi promuove il Fat Duck di Bray nel Berkshire e tra gli italiani il ristorante Dal Pescatore a Canneto sull’ Oglio, l’ Al Sorriso e l’Enoteca Pinchiorri di Firenze, mentre bacchetta con “solo” otto punti (su dieci) Le Calandre di Rubano e la Pergola di Roma (nove su dieci). Prossima destinazione: Hong Kong e Macau. Di nuovo a caccia di sapori, semplici, ma conditi con abbondante fantasia.

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