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Il Giornale

Per non sbagliare
Barbera d’Asti
che sia di Nizza ... La Barbera d’Asti racchiude numerose
categorie e un registro sterminato di
gradazioni espressive, per una pletora di
etichette. Non sai mai cosa aspettarti: un
vinello sciocco, un buon rosso d’atmosfera,
un vino di gran pregio. È un’uva complicata
da gestire, la barbera. Dotata di
freschezza acida irrisolta, che spesso pecca
di garbo e d’equilibrio. Che per questo
adora le raccolte tardive e i climi caldi.
Che apprezza il legno, ma solo quando la
materia è di razza. La Barbera d’Asti Superiore Nizza rappresenta un approdo sicuro.
Prodotta solo in diciotto comuni astigiani
posti a sud del Tanaro (tra cui emergono per
notorietà Agliano Terme, Nizza
Monferrato, Vaglio Serra e Vinchio), dona
rossi esuberanti e profondi, dotati di
frutto intenso e mineralità iodata.
Nel drappello di produttori, emerge
per classicità quella di Ermanno Brema,
0141.74019, a Incisa Scapaccino (il suo
2004 oggi è un sogno), poi l’ottimo Neuvesent
2006 di Cascina Garitina,
0141.762162, a Castel Boglione, leccellente
La Crena 2005 di Vietti, 0173.
62825, la monumentale Riserva della Famiglia
2003 dei Coppo di Canelli,
0141.823146. Eppoi l’Acsé 2005 di Scrimaglio,
il Ru 2005 di Daniele Chiappone
e Le Nicchie 2005 della Gironda, tutti a
Nizza Monferrato. E ancora Romilda XI
2006 della Tenuta dell’Arbiola di San Marzano Oliveto e Sotto La Muda 2006 di Paolo
Avezza, bravo vignaiolo di Canelli.

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