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Il Giornale

Quando l’immortalità è in fondo a una coppa di vino ... In Cina lo studio della poesia fu alla base della formazione della classe che amministrò l’impero per quasi duemila anni. Per passare alcuni esami si doveva affrontare anche una prova di composizione poetica, e gli stessi imperatori scrivevano versi (non fece eccezione Mao Zedong, le cui poesie sono in tutto il mondo). Li Bai (o Li Po, nato nel 701) è il più noto e il maggiore poeta della dinastia Tang, il periodo aureo della poesia cinese (VII-IXsecolo). Figlio di un commerciante esiliato nel Turkestan, rientra nel Sichuan quando è ancora bambino. In gioventù vagabonda per il sud della Cina, si unisce a un gruppo letterario dal nome programmatico: “Sei oziosi del boschetto di bambù”. Benché sia ritenuto un genio, si rifiuta di sostenere gli esami che potrebbero farlo entrare nell’amministrazione dell’impero. Per lui una bevuta con gli amici vale più della carriera. Nel 742 arriva nella capitale Chang’an, viene introdotto a corte da un dotto taoista ed entra nelle grazie dell’imperatore Xuangzong, che lo incarica di scrivere poesie per le feste di corte. Nel tempo libero, che non gli manca, Li Bai frequenta le bettole e indulge ad abbondanti bevute con un gruppo di amici che si è dato il nome, più programmatico del precedente, di “Otto Immortali della Coppa di Vino”. Dopo appena tre anni, gli intrighi di corte gli alienano il favore dell’imperatore, e Li Bai riprende la vita vagabonda; finché, coinvolto in una ribellione, viene imprigionato e poi esiliato. Lasciata Chang’an, si reca nello Shandong dove studia taoismo, quindi a Nanchino. Amnistiato, torna nel Nord, e si spegne nel 762 a Dangtu, nella provincia dell’Anhui. Varie le versioni sulla sua fine: secondo alcuni muore in casa del calligrafo che copia le sue opere, secondo altri annega ubriaco. Lascia 60 testi in prosa e un migliaio di poesie in cui canta il vino, le sbornie e gli eccessi, ma anche l’amicizia, l’amore e la natura. I posteri lo chiameranno “il genio bandito da cielo e terra”, il Sommo, o l’Immortale del vino.

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