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Il Giornale

A tavola ... “Già”, il Vino è buono anche con poco alcol ... Ieri in tante città e angoli dell’Italia intera, ieri sabato 11 dicembre, si è celebrato San Martino, santo importante per un motivo storico legato ai campi e alle attività agricole, soprattutto al primo vino (“A San Martino ogni mosto diventa vino”, il detto popolare) e alle castagne arrosto per accompagnare i primi brindisi. Nel tempo noi italiani avremmo inventato, per imitare i francesi, il marketing del Novello, salvo vederlo ridursi di importanza vendemmia dopo vendemmia. Oggi non fa più notizia e nemmeno sorride alle cantine. Rappresenta lo 0,18% della produzione annua, un niente, che negli anni è scesa da 18 milioni di bottiglie ad appena 8. Troppo semplice, leggero (il gradi e questo è bene), soprattutto troppo anonimo per creare fedeltà di acquisto. C’è però un problema: perle diete contemporanee e gli imperativi legati alla guida sicura, si sente la necessità divini a basso contenuto alcolico. Il sogno sono vini autentici, non sciroppi, di poco superiori alla soglia dei 10 gradi. Più facile a dirsi che a produrli. Non è solo una questione di mode (a lungo hanno dettato legge i vini inchiostro, densi ./ come la notte e dall’elevata gradazione), ma di natura. Come produrre un vero vino - e non un no- vello -, buono ma dalla facile e simpatica beva, pronto poco tempo dopo la vendemmia? No novelli, no bianchi frizzantini, proprio un rosso? Una risposta ci arriva da Serralunga d’Alba nelle Langhe, dalla tenuta Fontanafredda, culla del Barolo e ora di una novità che farà gridare allo scandalo i puristi ma che ha una sua logica. Si chiama “Già”, è in vendita dall’8 dicembre pensando alle castagne di San Martino, e quell’avverbio sta per “è già vi- no”, da uve langarole del raccolto 2010, tre mesi e 11 gradi di alcol ma con una stoffa e una concretezza che mali novelli potrebbero vantare. Ha detto Danilo Drocco, direttore tecnico della cantina già dei Savoia: “Già è una vera e propria anteprima della vendemmia appena tenni- nata, uve Dolcetto, Barbera e Nebbiolo vendemmiate e vinificate separatamente. Recupera un’antica tradizione delle campagne albesi, dove si era soliti imbottigliare il vino nuovo già a novembre. Vino fresco e fragrante, di colore rosso rubino giovane. Al naso il profumo è intenso e fruttato, mentre in bocca il sapore è piacevolmente secco, con buona stoffa, armonico e vellutato, e uno spiccato retrogusto di mandorla”. Particolare importante: oltre al contenuto tasso alcolico che ti regala un bicchiere in più, magari il primo e unico per chi aveva smesso di bere per paura dei controlli della polstrada, le bottiglie sono prodotteperl’85% con vetro riciclato e l’etichetta con carta riciclata.

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